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Dossier Torino

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    Dossier | N. 123 articoliElezioni comunali 2016

    Torino

    Torino, la Mole Antonelliana (Marka)
    Torino, la Mole Antonelliana (Marka)

    Piano per ridurre la zavorra del debito
    Vale 2,8 miliardi il debito che grava sulle spalle dell’amministrazione comunale di Torino. Eredità di una stagione di investimenti in infrastrutture (dalla metro alle opere per le Olimpiadi Invernali del 2006) che risale ai primi anni Duemila. Il sindaco Piero Fassino (Pd), in corsa per il suo secondo mandato, difende l’impegno della sua squadra e la riduzione progressiva del peso dell’esposizione finanziaria. Il tema non ha appassionato i candidati di centro destra, da Osvaldo Napoli, che corre per Forza Italia, fino ad Alberto Morano, candidato successivamente “sconfessato” dalla Lega Nord di Salvini. Per Roberto Rosso (Udc e liste civiche) la soluzione potrebbe essere quella di spingere ulteriormente l’acceleratore sulla cessione di tutte le partecipate del Comune, a cominciare da quella dei Trasporti, Gtt. Chiara Appendino, in corsa per i Cinque Stelle, ha parlato di un aspetto in particolare della situazione finanziaria del Comune di Torino, e cioè quanto l’amministrazione comunale deve a Iren, la multiutility di cui il Comune è socio e che da poco ha acquisito l’Amiat, la società che gestisce la raccolta rifiuti in città. Un’esposizione eccessiva, ha sostenuto la Appendino, che ricade sulle spalle dei cittadini anche sotto forma di interessi da ripagare. Il tema del debito e dei derivati in pancia al Comune è stato affrontato dal candidato sindaco Giorgio Airaudo (SI-Sel), che ha insistito in campagna elettorale sulla necessità di liberarsi dei derivati, sul modello di quanto fatto dalla giunta di Giuliano Pisapia a Milano, e di rinegoziare la parte di debito in essere con la Cassa Depositi e Prestiti e con gli istituti bancari.

    Un dossier infrastrutture da oltre 2 miliardi
    Vale oltre due miliardi il dossier infrastrutture per la Città di Torino. Dentro ci sono il completamento della Linea 1 della metropolitana (su un fabbisogno di 300 milioni, 90 sono disponibili), la realizzazione della seconda linea (tra 1,5 e 2 miliardi) e il completamento dei lavori in superficie per il passante ferroviario (altri 15 milioni). In realtà nessuno dei candidati alla poltrona di sindaco ha messo in discussione radicalmente la necessità che Torino trovi le risorse per realizzare in futuro queste opere. L’attuale primo cittadino Piero Fassino (Pd) ha avviato la fase di progettazione preliminare per la seconda linea metropolitana, scommettendo sul project financing e sulle risorse delle Leggi di Stabilità per il futuro. Per Roberto Rosso, in corsa nel centrodestra con Udc e liste civiche, il piano infrastrutture per il Comune è ambizioso: interrare la ferrovia fino a Lingotto e trasformare Porta Nuova sul modello della Gare d’Orsay di Parigi, completare la tangenziale Est passando sotto il Po e realizzare due nuove linee di metropolitana. Per Osvaldo Napoli (Fi) sì agli investimenti sulla città, a patto però che non si ricorra a nuovo debito o alla leva fiscale. In tema di infrastruttura la candidata Cinque Stelle Chiara Appendino ha parlato della necessità di rafforzare la mobilità dolce, di una gestione più moderna del trasporto merci, della promozione della mobilità elettrica, dello sharing e dell’uso della bicicletta. Per Giorgio Airaudo Torino potrebbe diventare un vero e proprio laboratorio per l’auto elettrica, sia per la mobilità in centro che per le ricadute produttive del comparto in una città con un importante tessuto manifatturiero.

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