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2/5 ELEZIONI E BILANCI COMUNALI/ Napoli e il rischio dissesto

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    amministrative

    Amministrative, sotto la lente degli elettori anche i bilanci comunali

    Le idee politiche, la simpatia personale di questo o quel candidato, l'umore del momento. Sono tante le ragioni che orienteranno le preferenze degli elettori chiamati a scegliere il sindaco in più di 1.300 Comuni, fra i quali ci sono i big rappresentati da Roma, Milano, Napoli, Torino e Bologna. Tra i tanti aspetti da mettere sotto esame, però, non è certo secondario quello dei conti, che tra tasse, debito e spese dicono molto su come è stata amministrata una città, e su che cosa occorre fare per migliorare (o per non chiudere bottega portando i libri in tribunale).

    2/5 ELEZIONI E BILANCI COMUNALI/ Napoli e il rischio dissesto

    Più di un miliardo di disavanzo solo nel 2013. Con questa cifra, calcolata dopo aver spulciato il consuntivo del Comune, la Corte dei conti della Campania ha aperto a marzo un nuovo fronte contro il sindaco De Magistris, che certo non è tipo da sottrarsi alle battaglie. A Napoli più che altrove, però, i numeri dei bilanci sono un ostacolo pesante sulle velleità politiche, siano esse “rivoluzionarie”, governative o moderate. Il terzo Comune d'Italia ha agganciato da subito la scialuppa del pre-dissesto, cioè lo strumento di salvataggio messo in campo nel 2012 dal governo Monti per evitare il danno d'immagine internazionale che sarebbe derivato all'Italia dal fallimento di grandi città. Per questa via, Napoli ha incassato oltre un miliardo di euro di “anticipazioni” dalla Cassa depositi e prestiti, che ora deve restituire in rate annuali per 30 anni. Le cause strutturali del buco, però, sono ancora da rimuovere, a partire da una capacità minima di riscossione delle entrate che per esempio porta il capoluogo campano a incassare per servizi, tariffe e multe 91 euro ad abitante, invece dei 690 di Milano

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