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Dossier Il porto, da occasione di rilancio alla paralisi

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    Dossier | N. 123 articoliElezioni comunali 2016

    Il porto, da occasione di rilancio alla paralisi

    • –di Vera Viola

    Il ministro delle Infrastrutture, Graziano Delrio, a Napoli nei giorni scorsi per partecipare al Comitato portuale, si è impegnato a nominare il presidente dell’Autorità partenopea entro luglio. Dopo tre anni di commissariamenti, ora si spera che possa partire una gestione ordinaria e perciò più stabile del grande scalo partenopeo.

    La più grande impresa della Regione oggi è paralizzata da un intreccio di questioni non risolte legate alla gestione e opere non realizzate. Il porto, dopo aver perso negli ultimi tre anni centinaia di posti di lavoro, rischia di perderne altri allo scadere degli ammortizzatori sociali.

    Il commissario straordinario, Antonio Basile, visto che nella precedente riunione del Comitato portuale non era stato possibile approvare il bilancio, aveva chiesto l’intervento di Delrio. Il bilancio è passato.

    Tutto il resto rimane in alto mare. Restano irrisolte ad esempio le questioni legate al rinnovo delle concessioni, a pagamenti arretrati di oneri che in passato non erano stati riscossi.

    E poi c’è la questione infrastrutture: c’era una volta il grande progetto europeo che, dopo diverse revisioni, ammontava a 148 milioni. Ma, dati i forti ritardi maturati, non c’è stato altro da fare che trasferirlo sulla nuova programmazione europea 2014-2020. Non si parla più di revoca di fondi in questi casi, ma di fatto si sottraggono risorse ad altri progetti.

    L’intervento più importante e urgente a dire di tutti gli operatori sarebbe il dragaggio, per consentire l’attracco anche alle navi grandi. Ebbene si pensava che si dovesse attendere l’autorizzazione del ministero dell’Ambiente, ma questi ha puntualizzato di aver completato l’iter nel 2014. Dopo il dragaggio dovrebbe essere costruita la cassa di colmata e su questa la darsena di levante. Poi risistemati alcuni attracchi e forse il terminal petroli. Intanto il nuovo piano regolatore del porto è fermo al Consiglio superiore dei lavori pubblici che attende integrazioni dal 2013. In questa condizione il porto di Salerno, più piccolo ma più efficiente e in forte accelerazione, non vorrebbe proprio l’accorpamento in un’unica Autorità. Ma il ministro non ne vuol sapere di rivedere la riforma. Insomma adesso si aspetta l’uomo di Delrio: ma sarà ancora in tempo per salvare lo scalo di Napoli?

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