Italia

Dossier Il mirino fuori fuoco sul ceto medio

  • Abbonati
  • Accedi
    Dossier | N. 123 articoliElezioni comunali 2016

    Il mirino fuori fuoco sul ceto medio

    Per chi governa ogni elezione è un utile indizio prima ancora che una vittoria o una sconfitta. Come è accaduto ad altri premier europei, da Hollande alla Merkel, le elezioni amministrative non mettono in bilico il Governo ma segnano una rotta e quella che sembra di scorgere dalle urne di ieri collega città diverse e soprattutto periferie di Nord e Sud sull’unica scia di un malessere sociale. Se è vero, come appare dai primi dati, che il Pd soffre nei quartieri più svantaggiati e mantiene la presa sul centro delle borghesie medio-alte, è evidente che quello sforzo di politica economica fatto finora da Matteo Renzi ha un difetto nella mira. Che non è stata così ampia da comprendere proprio quel ceto medio-basso che si voleva confortare dal punto di vista del reddito.

    Un ceto medio-basso che sta determinando tutte le elezioni, europee e americana. Vengono in mente gli 80 euro ma naturalmente anche le politiche del lavoro, il Jobs act coniugato con la decontribuzione, e infine l’abolizione della tassa sulla casa. Un unico filo rosso che doveva recuperare anche il “rosso” delle periferie, parlare ai ceti tradizionali della sinistra, ritrovare la loro fiducia non solo politica ma anche economica. Ma sembra che questo non sia accaduto se a Milano come a Roma o Napoli, le aree metropolitane più in difficoltà hanno girato le spalle al Pd o le hanno tenute voltate perché il fenomeno non nasce da ieri.

    È un’inclinazione - infatti - che il centro-sinistra non riesce a correggere da tempo e che nemmeno la politica economica di Renzi è riuscita a cambiare. Gli 80 euro che sono stati il “manifesto” di un nuovo patto con il ceto medio non convincono, come non ha convinto l’azzeramento della Tasi. Una volta ridurre la tassazione sulla casa era il jolly da giocare in campagna elettorale, una vincita sicura. Oggi non più. Non si sa se il Pd confermerà la festa dell’addio alla Tasi il 16 giugno, sta di fatto che sembra non aver regalato troppi consensi.

    Questo voto può essere la spia di un malessere sociale ed economico più profondo di quello immaginato. O anche l’aspettativa delusa di un elettorato di sinistra che al Pd chiedeva un’attenzione maggiore e forse diversa da quella avuta dai governi di centrodestra. È un dubbio. Ma certamente la prossima legge di Stabilità, che guarderà dritta l’appuntamento del referendum, terrà conto dell’aria che si respirava ieri nelle città.

    © Riproduzione riservata