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Nel «cantiere» anche pensioni, spending e sconti fiscali

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L'Analisi|VERSO LA «STABILITÀ»

Nel «cantiere» anche pensioni, spending e sconti fiscali

Il taglio dell’Ires. Anche perché è previsto dall’ultima Stabilità ed è già inglobato nei saldi di finanza pubblica. È questo uno dei mattoni già posati, insieme alla “fase 3” della spending review e al riordino delle tax expenditures, nel cosiddetto cantiere della manovra di bilancio autunnale. Che dovrebbe prevedere anche il piano per rendere flessibili le uscite verso la pensione degli over 63 e nuovi interventi di contrasto all’evasione da raccordare alla “voluntary bis”. Ma non sono ancora da escludere spostamenti nei mesi che ci separano dal varo, atteso per inizio ottobre, della prima Stabilità post riforma del bilancio.

Le opzioni per il taglio-tasse
Anche se confermato nelle ultime settimane da vari ministri e viceministri del Governo, il taglio di 3,5 punti dell’Ires (oltre 3 miliardi) secondo alcune ipotesi tecniche potrebbe essere reso più soft per anticipare una sforbiciata alle aliquote Irpef. Che, molto probabilmente, sarà però solo “annunciata” dalla prossima manovra autunnale (come ha lasciato intendere lo stesso ministro Pier Carlo Padoan) mantenendo la decorrenza 2018 fissata dall’attuale tabella di marcia. Un’altra opzione alternativa sul tavolo del Governo è quella di far scattare già nel 2017 il taglio strutturale del cuneo di 4-6 punti sui neo-assunti a tempo indeterminato, che è in calendario per il 2018. In questo caso l’esecutivo non ricorrerebbe alla proroga della decontribuzione in forma ultralight, che resta però l’ipotesi più probabile.

La caccia alle risorse
Molto dipenderà dalla destinazione delle risorse disponibili, che in gran parte (oltre 15 miliardi) dovrebbero essere utilizzate per la completa sterilizzazione della clausole di salvaguardia fiscali, Iva in primis. E che dovranno comunque risultare compatibili con il target del deficit all’1,8% nel 2016 concordato con Bruxelles. Anche per questo motivo la serie di variabili è molto lunga, a conferma che il cantiere-manovra è ancora a uno stato iniziale.

Lotta all’evasione
Un parte della dote per la prossima legge di bilancio dovrà essere garantita da nuove misure per rafforzare la lotta all’evasione. Misure che si dovrebbero raccordare con la “voluntary disclosure bis”. Che si potrebbe materializzare anche nel corso dell’estate.

Pensioni-flessibili
Per attuare il piano flessibilità-pensioni, allo studio della cabina di regia economica di Palazzo Chigi, guidata dal sottosegretario alla Presidenza, Tommaso Nannicini, dovrebbero servire non più di 500-600 milioni. Un piano che poggia sul ricorso al «prestito» con il concorso delle banche e su decurtazioni dell’assegno anticipato per gli over 63 anche sulla base del reddito pensionistico e della categoria di appartenenza. A condizionare il suo inserimento nella manovra autunnale sarà anche l’esito del confronto con i sindacati, che ripartirà il 14 giugno.

Nodo 80 euro ai pensionati
Tra le questioni aperte, soprattutto a causa della coperta non ampia delle risorse utilizzabili, c’è quella dell’estensione degli 80 euro almeno ad alcune fasce di pensionati. Un intervento che sembra destinato a decollare nel 2018 e che potrebbe essere anticipato solo con il ricorso a criteri di selettività.

Crescita e competitività
Tra le misure quasi sicure di entrare nella Stabilità ci dovrebbe essere il pacchetto “Finanza per la crescita”, che dovrebbe essere comunque anticipato da un primo decreto competitività atteso entro la fine di giugno. Tra le altre ipotesi allo studio per la manovra, il “prolungamento” dell’Ace per le imprese e la proroga almeno parziale di alcuni (se non tutti) bonus: energetici e quelli per le ristrutturazioni edilizie.

Nuova spending
Come già indicato nell’ultimo Def, il Governo proseguirà con l’azione di revisione della spesa. La “fase 3” della spending, alla quale sta già lavorando il commissario Yoram Gutgeld, si dovrebbe sviluppare prevalentemente lungo tre direttici: rafforzamento del meccanismo di centralizzazione degli acquisti della Pa; estensione a vasto raggio del dispositivo dei fabbisogni standard; attuazione della riforma della pubblica amministrazione. Sul versante delle forniture alla Pa,oltre alla quantificazione degli effetti della riduzione da 32mila a sole 33 stazioni appaltanti, il piano potrebbe attribuire al Mef anche il compito di pagatore unico (oltre che di acquirente unico attraverso Consip) di alcuni servizi essenziali per le amministrazioni centrali.

Riordino tax expenditures
Entro l’inizio di ottobre l’apposita commissione istituita al Mef e guidata da Mauro Marè dovrà fornire i risultati sulla possibile potatura della giungla degli sconti fiscali, che con tutta probabilità non dovrebbe comunque riguardare quelli riconducibili alla sanità e a prestazioni essenziali di welfare.

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