Italia

Abusivismo e case popolari, la sfida nelle periferie

  • Abbonati
  • Accedi
SPECIALE ELEZIONI

Abusivismo e case popolari, la sfida nelle periferie

(Ansa)
(Ansa)

Son o le aree più problematiche delle grandi metropoli, destinazione dei nuovi immigrati e dei cittadini che tendono a lasciare il centro. Con uno sviluppo dei collegamenti e dei servizi che non sempre riesce a tenere il passo della crescita demografica. Per questo le periferie di Roma, Milano, Napoli, Torino e Bologna sono finite sotto la lente di tutti i candidati sindaco che si confronteranno al ballottaggio del 19 giugno. Anche perché sono i cambiamenti dei flussi elettorali in queste zone popolose a decidere in molte realtà i destini nell’urna.

Se a Milano non ci sono aree abbandonate, a Napoli Scampia, con le sue Vele, è diventato un quartiere-riparo per la malavita. Ma anche l’ex zona operaia della Bolognina, nel capoluogo dell’Emilia Romagna, è ora il simbolo locale del degrado e dell’illegalità. È da qui che è partito il piano per riqualificare il sistema di illuminazione e videosorveglianza che entro il 2017 porterà alla sostituzione di 46mila lampioni e 5mila semafori in tutta la città. Il sindaco uscente Virginio Merola (Pd) punta a completare il piano, mentre la candidata della Lega Lucia Borgonzoni propone «tolleranza zero» contro il degrado. Per Scampia il Comune di Napoli ha redatto uno studio di fattibilità da 120 milioni che prevede l’abbattimento di tre delle quattro Vele e una rigenerazione diffusa. Ma a fine 2015 l’intesa interistituzionale che stava per essere siglata si è bloccata. Il sindaco uscente Luigi de Magistris punta a promuovere l’edilizia popolare, mentre Gianni Lettieri (centrodestra) annuncia nei primi cento giorni un progetto per ogni territorio.

Sul fronte delle criticità di Torino, da una parte c’è area dell’ex Moi, i vecchi mercati generali di Torino, con le palazzine costruite durante le Olimpiadi del 2006 oggi occupate da un migliaio di profughi e rifugiati provenienti dall’Africa. Si aggiunge poi il fardello delle vecchie aree industriali dismesse. Il sindaco uscente Piero Fassino rilancia il “distretto della cultura”, mentre la candidata sindaco Chiara Appendino (M5S) parte dalla necessità di creare spazi per le piccole imprese.

A Milano, la questione che più si identifica con i problemi delle periferie è l’emergenza case popolari: ci sono 23mila domande in lista di attesa, mentre dei 30mila appartamenti di proprietà del Comune almeno 1.500 sono inagibili (nel frattempo ci sono 20mila case private sfitte). Un argomento che è stato al centro anche del confronto tra i candidati che si sfideranno al ballottaggio: Giuseppe Sala (centrosinistra) e Stefano Parisi (centrodestra). Sala , in caso di vittoria punta ad avere sotto la sua diretta responsabilità la gestione delle periferie e intende proseguire con la gestione pubblica della casa popolare. Per Parisi nelle periferie c’è bisogno di avere più controlli, con più mezzi tecnologici come le telecamere e la certezza di interventi e sanzioni. E sull’edilizia popolare, Parisi non esclude l’intervento di privati specializzati.

A Roma sono ancora in alto mare tante iniziative volte a sanare i tanti abusi edilizi realizzati nelle periferie romane. Nel bilancio della città, poi, non ci sono più le risorse per le opere pubbliche a servizio delle case. Case che invece oggi sono in corso avanzata di realizzazione o in molti casi già realizzate. Per completare 20 Piani di Zona servono circa 100 milioni di euro. Giachetti (Pd) promette il completamento l’attuazione dei Piani di Zona; ha anche parlato di riqualificare il lungomare di Ostia. Propone inoltre di costruire dei poli aggregativi a partire dalle stazioni di metrò e ferrovia leggera nei punti periferici della città. Virginia Raggi (M5S) non ha mai citato progetti specifici per le periferie, con due eccezioni: si è detta a favore della realizzazione del vecchio progetto di funivia urbana tra Casalotti e Battistini. E si è detta invece contraria allo stadio nell’area di Tor di Valle.