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Sala guarda a sinistra e astenuti Parisi al voto «trasversale»

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L’analisi

Sala guarda a sinistra e astenuti Parisi al voto «trasversale»

Nei numeri del flusso elettorale del primo turno c’è già scritta la strategia che accompagnerà Giuseppe Sala e Stefano Parisi verso il ballottaggio del 19 giugno. In questi 10 giorni Sala, candidato del centrosinistra, dovrà recuperare il voto della sinistra, visto che al momento si è perso per strada quasi la metà degli elettori che nel 2011 votarono per il sindaco uscente Giuliano Pisapia, simbolo della sinistra unita. A Sala è andato solo il 48% dei consensi del centrosinistra di 5 anni fa, mentre ha ricevuto i consensi di un quinto degli elettori di Letizia Moratti, del centrodestra, e il 40% del centro di Manfredi Palmieri. Non è un caso dunque che già da lunedì si sia messo a parlare con più convinzione di periferie, inquinamento e accoglienza. Le zone limitrofe, ha detto ieri sera nel faccia a faccia col suo avversario, diventeranno «parte integrante della città. E ci sarà più verde e integrazione sociale». Senza dimenticare che tra gli immigrati accolti, ha sottolineato, «ci sono anche 17mila bambini». Sala deve ricompattare le fila dei suoi partiti e andare a recuperare l’astensionismo di sinistra, che secondo il suo quartier generale è la grossa fetta di quel -13 % di elettori rispetto al 2011. Non una sinistra “dura e pura”, che comunque ha votato per le liste più radicali, bensì il voto ''di opinione'' di sinistra, che amava Pisapia e che invece non avrebbe percepito la differenza tra lui e Parisi. Qualcuno di questi elettori sarebbe andato anche al M5s (il 10% secondo la ricerca di D'Alimonte).

Ben diversa la situazione di Parisi, candidato del centrodestra, che invece ha riportato alle urne quasi due terzi degli elettori della Moratti, intercettando anche un quarto dei voti del centro e del movimento di Grillo. Per lui il linguaggio sarà ancora quello della trasversalità, puntando addirittura agli scontenti di sinistra che amavano Pisapia più di quanto amino Sala. E allora ecco che per lui la parola d’ordine è ''rinnovamento, programma innovativo''. Si definisce «post-ideologico e capace di attrarre tutti con i contenuti reali». Le differenze fra i due si vedranno di più nei prossimi 10 giorni che negli ultimi 2 mesi.

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