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Berlusconi sarà operato al cuore

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Berlusconi sarà operato al cuore

  • –Barbara Fiammeri

roma

Silvio Berlusconi sarà operato al cuore nei primi giorni della prossima settimana per la sostituzione della valvola aortica. La notizia, cominciata a circolare già mercoledì, è stata ieri ufficialmente confermata dal medico personale dell’ex premier, Alberto Zangrillo. Una doccia fredda per i familiari dell’ex premier ma anche per Forza Italia. Fino a ieri mattina nessuno nel partito aveva compreso la gravità della situazione anche perché i medici e la famiglia avevano blindato il Cavaliere, lasciando la porta aperta solo al suo avvocato, il senatore Niccolò Ghedini, a Gianni Letta, a Fedele Confalonieri e ad Adriano Galliani.

L’ex premier - ha detto il medico in una conferenza stampa - quando è arrivato al San Raffaele era in condizioni molto severe e «ha rischiato di morire». Dagli accertamenti svolti è emersa la necessità di procedere all’intervento perché questa patologia, se non curata, porta alla morte «nel 10% dei casi». Al contrario l’operazione ha un margine di rischio tra l’1 e il 2%. Ad eseguire l’intervento, sempre al San Raffaele, sarà il prof. Ottavio Alfieri - ha anticipato Zangrillo - e dovrebbe durare circa 4 ore. Dopodiché come prevede il protocollo per questo tipo di operazioni, Berlusconi trascorrerà «un paio di giorni» in terapia intensiva prima di essere trasferito in un normale reparto di degenza.

La riabilitazione del leader di Fi durerà circa un mese e se tutto andarà per il meglio, Berlusconi «potrà tornare a fare quello che vuole». Probabilmente però non il politico a tempo pieno. Anche perché i figli stavolta non sono più disposti a tollerare gli strapazzi imposti dalla vita politica, come è avvenuto nelle ultime settimane di campagna elettorale, dove Berlusconi non si è risparmiato, arrivando a fare un tour de force in Campania con tanto di pranzi e cene elettorali fino al comizio conclusivo a Roma. Settimane di stress che sono state molto probabilmente la causa scatenante del «grave» scompenso cardiaco manifestatosi domenica notte e poi riacutizzatosi lunedì.

«Adesso basta», è l’imperativo categorico giunto dai figli e in particolare da Marina, che descrivono molto arrabbiata soprattutto con quanti non hanno tutelato il padre. Dentro Fi adesso l’interrgativo prevalente è il «Che fare?» anche se la risposta unanime è «ora pensiamo ai ballottaggi» e prima di tutto «alla salute del Presidente».

L’agitazione però cresce. La preoccupazione unanime per Berlusconi per il momento copre le tensioni interne provocate dallo scontro con Lega e Fdi a Roma e su cui il cosiddetto partito del Nord si era esposto criticando apertamente la scelta di non sostenere Giorgia Meloni. La necessità di dotarsi di una struttura organizzativa che gestisca il partito rappresentando le varie anime è diventata impellente. Si torna a parlare di congresso (da tenersi a fine anno, dopo il referendum). Nel frattempo la gestione del partito verrebbe garantita da un direttorio di cui farebbero parte tutti i big del partito azzurro.

L’ottima performance a Milano, dove Fi ha ottenuto il 20,2% e doppiato la Lega, così come i risultati di Trieste, Cosenza e Napoli non bastano a tranquillizzare un partito che negli ultimi due anni ha visto diminuire in modo significativo il numero dei suoi rappresentanti in Parlamento come nei consigli regionali e comunali. Tra gli ultimi ad essersene andati c’è anche Denis Verdini, oggi leader di Ala, che ieri è andato a trovare Berlusconi ma che si è dovuto accontentare di parlarci solo telefonicamente.

Al leader di Fi sono giunti gli auguri di tutti i principali esponenti politici e anche di Matteo Salvini e Giorgia Meloni. Una solidarietà personale che però non cancella la rottura politica, determina dal caso Roma. Dentro Fi il timore è che gli alleati potrebbero «approfittare» della debolezza degli azzurri orfani del loro leader. Anche se proprio il dato elettorale ha confermato che senza l’ala moderata rappresentata da Fi, il centrodestra non può vincere. E c’è già chi pensa che la figura di sintesi possa essere rappresentata da Stefano Parisi che avrebbe proprio quelle caratteristiche che Berlusconi aveva indicato per il futuro candidato premier. A meno che nel frattempo non sia diventato sindaco di Milano.

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