Potevano essere 22, se a Quarto, Gela e Comacchio i sindaci non fossero stati espulsi dal Movimento. Oggi invece i comuni a Cinque Stelle sono 19 su 8mila totali: 15 aggiudicati nelle precedenti tornate amministrative, 4 conquistati il 5 giugno al primo turno. In altri 20, tra cui Roma e Torino, il M5S si giocherà la partita al ballottaggio. Alla prova dell’amministrazione, il Movimento presenta successi e fallimenti: progetti innovativi sono stati messi in campo, dal fisco ai rifiuti, dall’ambiente alla digitalizzazione della Pa. Ma non sono mancate difficoltà pratiche, guai giudiziari, faide interne e le solite espulsioni. Crociate e scivoloni.
La mappa
Dei 19 comuni pentastellati, 3 sono capoluoghi di provincia: Livorno, Parma (dove il sindaco Federico Pizzarotti è in attesa del verdetto sull’eventuale espulsione dopo la mancata comunicazione ai vertici del M5S dell’avviso di garanzia per le nomine al Teatro Regio) e Ragusa. I Cinque Stelle amministrano poi 3 comuni sopra i 50mila abitanti (Bagheria, Civitavecchia e Pomezia), 5 comuni tra i 20mila e i 40mila abitanti (Assemini, Augusta, Mira, Porto Torres e Venaria Reale) e un nugolo di enti sotto i 20mila abitanti: Montelabbate, Pietraperzia, Sarego, Sedriano, più gli ultimi arrivati, che sono Dorgali, Fossombrone, Grammichele e Vigonovo. Le sindache sono appena 3 su 19.
Il tour e le promesse
Il radicamento territoriale del M5S è ancora light. Ma i vertici, galvanizzati dai risultati di domenica scorsa, sono convinti che il vento cambierà. E nei territori che andranno al voto (ieri è partito il #CambiamoTutto tour, che farà tappa giovedì a Torino a fianco di Chiara Appendino per concludersi venerdì a Roma con Virginia Raggi) schierano i loro pezzi da novanta, in testa Luigi Di Maio e Alessandro Di Battista, mentre non dovrebbe esserci Beppe Grillo, coerente con la decisione di fare «un passo di lato». «È la volata finale», dicono i cinque deputati del direttorio. «Nelle città amministrate dal MoVimento 5 Stelle le buone idee diventano realtà. Equitalia viene abolita, il reddito di cittadinanza comunale restituisce dignità alle persone e il debito non aumenta più». Eccole, le tre promesse che in questi giorni saranno usate per fare breccia nel cuore dei cittadini.
Equitalia addio in 8 comuni
Otto comuni amministrati dal M5S hanno disdetto il contratto con Equitalia, procedendo con la riscossione in house: Assemini, Bagheria, Civitavecchia, Livorno, Parma, Montelabbate, Venaria Reale e Ragusa. Ad Augusta e Petraperzia sono state avviate le pratiche per il distacco da Serit, l’Equitalia siciliana. Ad Assemini dal 2014 è stata cancellata la Tasi, ma ci sono state proteste per l’aumento contestuale della Tari. Bagheria gestisce la Tari direttamente, con rateizzazione per le famiglie di difficoltà: il risparmio dichiarato è di 250mila euro. Ad Augusta, Montelabbate e Pietraperzia c’è il baratto amministrativo: chi non riesce a pagare le tasse può “sdebitarsi” partecipando a progetti di pulizia, manutenzione e decoro urbano.
Reddito di cittadinanza
È il cavallo di battaglia del M5S: quel reddito di cittadinanza che i grillini vorrebbero esteso a tutto il Paese e che per il ministro Pier Carlo Padoan pone un serio problema di sostenibilità finanziaria. Per ora la sperimentazione è partita in due comuni per sei mesi. Prima a Pomezia, da febbraio: 500 euro al mese per 6 mesi destinati a 106 famiglie colpite da disoccupazione, lutti, problemi di salute imprevisti. Poi è stata la volta di Livorno: 500 euro mensili a 100 beneficiari selezionati tra i 997 che avevano fatto richiesta e che si sono impegnati a svolgere lavori socialmente utili (tra i requisiti disoccupazione, iscrizione al Centro per l’impiego, Isee familiare non superiore ai 6.530 euro). Se quello livornese assomiglia più a uno strumento di sostegno alla povertà (tanto che i detrattori parlano di contributo inferiore a quello della social card), quello di Pomezia appare come un’integrazione al reddito per superare momenti duri.
La gestione finanziaria
Il M5S cita Pomezia, gravata da un debito di 200 milioni, come simbolo del virtuosismo finanziario a Cinque Stelle: il sindaco Fabio Fucci (noto alle cronache per le mense scolastiche con menu differenziato in base al prezzo) ha chiuso il 2015 con 15 milioni di risultato positivo, rispetto alla perdita di 7,5 milioni del 2012, quando amministrava il Pd. La cura? Scure sulle partecipate, tagli di stipendi ai dirigenti comunali, piani urbanistici rigorosi, risparmi sugli affitti. Va molto peggio a Civitavecchia, sommersa dai debiti, dove il sindaco Antonio Cozzolino è dovuto ricorrere ad aumenti pesanti delle tasse. Pizzarotti a Parma ha ridotto del 45% il debito (era a 875 milioni nel 2011): anche qui razionalizzazione delle partecipate. A Mira Alvise Maniero ha tagliato bollette, cellulari di servizio, dirigenti, e ha smantellato il global service negli appalti. Ma c’è anche Livorno, con il caso Aamps, la municipalizzata per i rifiuti travolta dai debiti: Filippo Nogarin ha scelto di non ripianarli e di chiedere il concordato preventivo portando i libri contabili in tribunale. Salvo poi finire indagato per bancarotta fraudolenta.
© Riproduzione riservata