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Dossier Inflazione, moneta e tassi

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Dossier | N. 25 articoliI grandi temi delleconomia spiegati con parole semplici dal Sole 24 Ore

Inflazione, moneta e tassi

In questa prima uscita dell'«Economia per la famiglia» – una serie che ci accompagnerà lungo tutta l'estate – parleremo di qualcosa che ci accompagna per tutta la vita: i prezzi, l'inflazione, i tassi..

Anche se non vi volete occupare di economia, l'economia si occuperà di voi... – dice un'antica battuta. Ed è vero. L'economia si occupa di noi quando cerchiamo lavoro, quando riceviamo lo stipendio o quando raccogliamo i frutti del risparmio, siano essi interessi o dividendi. Tutte queste sono occasioni di incontro/scontro fra noi e l'economia. Ma quanto sono frequenti? Il posto di lavoro non si cambia di frequente, lo stipendio c'è una volta al mese, interessi e dividendi anche meno spesso. Là dove invece l'economia e la famiglia si incontrano ogni giorno è nel caso della spesa, quando qualcuno deve tirar fuori il portafoglio, o la carta di credito, e comprare e pagare. Per questo la prima puntata dell'«Economia per la famiglia» si china sui prezzi e sulla moneta. Un crocevia dove si vende e si compra, si impara il valore del danaro, si sospira sui tempi andati o si guarda – con fiducia, con apprensione? – ai tempi a venire.

Per lustri e per decenni, ci hanno insegnato che l'inflazione è una brutta cosa. Il che rimane vero, almeno quando l'inflazione è elevata. Il grande economista John Maynard Keynes, scrisse che «non vi è maniera più sottile e più sicura di scalzare le basi stesse della società che quella di svilirne la moneta. Un processo, questo che arruola tutte le forze occulte delle leggi dell'economia verso l'obiettivo della distruzione, e lo fa in un modo che neanche un uomo su un milione è capace di diagnosticare...». Ora invece l'inflazione non ha più questa cattiva stampa. Ci si è resi conto del fatto che, come nel caso del vino rosso, un po' di inflazione fa bene, e le stesse autorità monetarie si danno un obiettivo di aumento dei prezzi vicino al 2 per cento. Spiegheremo perché la stabilità dei prezzi è da interpretarsi come inflazione al 2% e non inflazione zero. E, a proposito di ‘zero', il problema dell'inflazione sta cambiando di segno. Ora si teme la deflazione, cioè l'inflazione sotto zero, che lo stesso Keynes (vedi la citazione nell'ultima pagina di copertina) temeva più dell'inflazione. Perché? Per capire non c'è che da continuare a leggere...

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