Italia

La Dia sequestra beni per 10 milioni a “Enzo ‘o barbiere” del…

  • Abbonati
  • Accedi
Cinquanta agenti eseguono il provvedimento del Tribunale di Napoli

La Dia sequestra beni per 10 milioni a “Enzo ‘o barbiere” del rione Sanità

Foto Lapresse
Foto Lapresse

La bottega di “Enzo ‘o barbiere”, in via Anticaglia nel centro storico di Napoli, c'è ancora. Vincenzo Candurro, detto Enzo, 64 anni, non la gestisce più: in pochi anni, affiliatosi al clan camorristico Misso, che ha spadroneggiato al rione Sanità, si è arricchito a dismisura insieme al fratello Giuseppe, 58 anni. Guadagni mai dichiarati e illeciti, secondo la sezione Misure di prevenzione del tribunale di Napoli. Così in queste ore circa 50 agenti del centro operativo Dia di Napoli, guidati dal primo dirigente della Polizia di Stato Giuseppe Linares, stanno eseguendo il provvedimento di sequestro: all'ex barbiere e a suo fratello la Direzione investigativa antimafia sottrae beni mobili e immobili per oltre 10 milioni di euro.

Le dichiarazioni dei Candurro sono state per anni zero o poco più
Un’enormità, visto che le dichiarazioni dei redditi dei Candurro sono state per anni zero o poco più. Altrochè: i due affiliati – formalmente intranei, cioè appartenenti a tutti gli effetti al clan senza aver celebrato un rito formale – secondo gli accertamenti della Direzione investigativa antimafia avevano 21 unità immobiliari tra appartamenti, magazzini, terreni e autorimesse; otto società operanti nell’immobiliare, l’edilizio e il commercio di abbigliamento, più una rivendita di tabacchi; 20 tra auto e moto, 47 depositi bancari, undici polizze assicurative.

L’indagine scatta dopo una rogatoria internazionale
L'indagine della Dia scatta dopo una rogatoria internazionale: spunta una lettera di Giuseppe Missi, detto ‘o nasone e capo del clan Misso, che dà disposizione al Credit Suisse di Ginevra per attribuire a Vincenzo Candurro ogni disponibilità finanziaria, compreso un accredito di 649mila euro. Il portafoglio di investimenti criminali dei fratelli Scandurro si diversifica da tempo: la Dia nota come fin dai primi anni ‘80 del secolo scorso “o barbiere” si occupava della gestione del lotto clandestino; negli anni '90 gestiva il riciclaggio delle marche da bollo – rubate da squadre di rapinatori napoletani - e dell'importazione di motorini elettrici cinesi.

Sproporzione assoluta fra dichiarazioni dei redditi e beni posseduti
Ma il Tribunale di Napoli stigmatizza soprattutto la sproporzione assoluta tra le dichiarazioni dei redditi dei due fratelli e dei loro parenti più stretti a fronte di acquisti di immobili, moto, auto, impegni societari. A dimostrazione e conferma di quanto la camorra abbia oggi un profilo criminale imprenditoriale e finanziario di prim'ordine. Dove gli omicidi, la violenza e fenomeni come la “paranza dei bambini” sono soltanto l'altra faccia di una guerra destinata, innanzitutto, al controllo del territorio per la spartizione e gli investimenti negli affari illeciti più lucrosi.

© Riproduzione riservata