Italia

Vale 20 miliardi una Stabilità «lorda» con Irpef, cuneo e…

  • Abbonati
  • Accedi
L'Analisi|L’approfondimento

Vale 20 miliardi una Stabilità «lorda» con Irpef, cuneo e pensioni

Lavoro (per intervenire sul cuneo fiscale) e pensioni (per avviare il dossier della flessibilità in uscita), ma non solo. Ancor prima di definire gli addendi, dei quali si discuterà oggi nel secondo round negoziale tra governo e sindacati, palazzo Chigi e ministero dell’Economia partono dagli impegni assunti con Bruxelles e dalle raccomandazioni ricevute lo scorso 18 maggio. Fa parte della marcia di avvicinamento alla prossima legge di bilancio, che dovrà essere approvata entro il 12 ottobre (stando alla riforma della contabilità in via di approvazione) e presentata in Parlamento entro il 24 ottobre.

La Commissione europea chiede in proposito al Governo di «conseguire un aggiustamento annuo di bilancio verso l’obiettivo a medio termine pari ad almeno lo 0,6% del Pil nel 2017». In poche parole, per centrare l’obiettivo programmato di un deficit pari all’1,8% del Pil occorrerà garantire una correzione pari a 9,5 miliardi. Per il governo la manovra (limitatamente ai saldi di finanza pubblica) potrà limitarsi allo 0,5% (8 miliardi), ma la decisione finale verrà presa solo tra la fine di settembre e gli inizi di ottobre. Occorrerà prima di tutto ridefinire il quadro delle principali variabili di finanza pubblica.

La Nota di aggiornamento al Def quest’anno sarà presentata il 30 settembre (e non più il 20), così da poter inserire gli ultimi dati Istat. Sulla base del nuovo quadro macro di riferimento verrà definita la manovra per il 2017. Agli interventi necessari per rispettare gli impegni europei andranno aggiunte le risorse da destinare alle misure di politica economica vere e proprie. Da questo punto di vista, al momento si stanno definendo le linee di massima dei possibili interventi, e la lista finale sarà graduata in funzione delle risorse effettivamente disponibili. Sulla carta, per onorare tutti gli impegni e le opzioni ventilate finora, occorrerebbe mettere in campo risorse per un importo variabile tra gli 8 e i 10 miliardi, che farebbero lievitare il totale della manovra lorda attorno ai 20 miliardi. Per buona parte il tutto ruota attorno a come si deciderà di agire sul fronte fiscale (tempi e modalità dell’eventuale anticipo del taglio dell’Irpef, da affiancare alla soluzione da adottare per quel che riguarda il meccanismo di decontribuzione strutturale per i nuovi assunti a tempo indeterminato), e su quello previdenziale, relativamente alla flessibilità in uscita.

Ci si muove tra i paletti europei e le priorità di politica economica. E si parte da quello che Bruxelles segnala come l’oggettivo peggioramento di 0,7 punti del saldo strutturale nell’anno in corso. È il risultato del deterioramento dell’avanzo primario strutturale di circa 0,8 punti (per l’applicazione delle clausole di flessibilità), compensato in parte dalla riduzione di circa 0,2 punti della spesa per interessi. Dopo aver incassato circa 14 miliardi di flessibilità lo scorso maggio e averne “prenotati” altri 11 per il 2017, gli spazi si restringono, considerato che l’incremento del deficit nominale all’1,8% (l’obiettivo di partenza dell’1,1% e stato poi rivisto all’1,4%) servirà a non far scattare le clausole di salvaguardia nel prossimo anno (15,1 miliardi sotto forma dell'aumento di Iva e accise).

Per la decontribuzione, si va da un costo minimo da finanziare di 1,5 miliardi, in caso di intervento strutturale limitato ai soli neo assunti, mentre per l’eventuale anticipo del taglio delle aliquote intermedie Irpef il costo si aggira sui 3 miliardi, cui andrebbero aggiunti i 6-700 milioni stimati al momento per l’operazione flessibilità in uscita per le pensioni. Solo tra settembre e ottobre si potrà con esattezza fissare l’asticella dei risparmi da conseguire con la spending review (compreso il taglio delle agevolazioni fiscali), e solo allora si stabilirà l’importo finale della manovra.

© Riproduzione riservata