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«Consob ha fatto errori gravi»

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«Consob ha fatto errori gravi»

Carlo Calenda, 43 anni romano, sposato con quattro figli, il primo avuto da giovanissimo. Laurea in Giurisprudenza, lavora in Ferrari, poi coordina l'associazione Italia Futura di Montezemolo. Viceministro allo Sviluppo Economico, prima con Letta poi con Renzi, che lo rivuole a Bruxelles come rappresentante permanente dell'Italia presso l'Unione Europea. Figlio dell’economista Fabio Calenda, nipote del regista Luigi Comencini. Nel 2013 si candida con Scelta Civica, ma non è eletto. Dopo lo scandalo che ha portato alle dimissioni il Ministro allo Sviluppo Guidi, l'8 maggio viene nominato ministro. Uomo sincero e diretto. Di lui Renzi ha detto: «È addirittura più litigioso di me».

Ministro Calenda, buongiorno. Si può essere più litigiosi di Renzi?

Oh, immagino di sì. Io però cerco di non esserlo. Secondo me c'è una differenza tra essere litigiosi e essere capaci di prendere posizioni dure.

Ha detto: «Farò per settembre un piano industriale del ministero con le cose che devono stare e quelle che non ci devono stare». Che cosa non ci deve assolutamente stare?

Ce ne sono parecchie e le stiamo analizzando una a una. Per esempio io gestisco una cosa che si chiama “La legge navale”, cioè commissiono le navi da guerra, perché deve stare dentro il ministero dello Sviluppo economico?

Certo.

È giusto che sia nella Difesa. Ce ne sono tante altre che sono più che altro desuete.

E quello che deve fare assolutamente?

E quello che deve fare assolutamente è la politica energetica, la politica dei fattori. Cioè molto di più che dare incentivi, ragionare su come costruire, per esempio, una bolletta energetica che non penalizzi le aziende in maniera così straordinaria, l’opposto della scelta fatta dalla Germania.

Senta, l’Ilva, per essere concreti che è stato il primo intervento pubblico di Renzi, a che punto è?

Abbiamo rifatto il processo di gara: verrà aggiudicata alle varie cordate che si stanno formando ma con la premessa che il piano ambientale sia per noi accettabile.

Intanto, però, dopo tanta confusione quest’idea certa si sta definendo?

Sì. Dovrà andare in mani private. Perché, tra l’altro, sull’acciaio sono vietati tutti gli aiuti di Stato. Dovrà fare un piano industriale che parte dal piano ambientale e non viceversa perché è inaccettabile che ci sia questa dicotomia tra lavoro e ambiente.

Eh, ma i tempi?

A fine giugno ci sarà la presentazione delle cordate. Queste dovranno presentare il loro piano ambientale che verrà analizzato in 120 giorni, gli verrà data una risposta e solo a quel punto...

Insomma, per dicembre?

Sì, a dicembre, poi ci sarà il passaggio all’Antitrust.

Anche sulla Rai c’è stata confusione, oltre che sull’Ilva. Prima si è parlato di privatizzazione, poi di canone sì, di canone no. Poi il canone in bolletta, poi di una riforma solo della governance, senza tante indicazioni strategiche. Ma era meglio privatizzare?

No, è meglio che la Rai... è meglio? È fondamentale che la Rai torni ad essere il grande motore culturale di questo paese.

Sì, ma per farlo che cosa deve fare?

Un piano editoriale molto convincente e un piano industriale ancora più convincente. Ma il primo è persino più importante.

Ministro, all’assemblea di Confindustria lei è sembrato molto in sintonia con il Presidente Boccia, è vero?

Sì.

Ecco, ma quale è il punto forte di questa sintonia?

La produttività.

Ah, produttività...

Perché la produttività mette insieme il privato, il pubblico in uno sforzo che si può fare solo insieme.

E infatti, fino ad ora, il presidente Renzi ha ignorato praticamente i sindacati. Lei? Farà lo stesso?

No, assolutamente. Io penso che i sindacati sono un attore molto importante. Non credo che li abbia ignorati, quello che ha detto è una cosa importante, cioè che se c’è un veto si va avanti lo stesso.

Parlava di produttività e in fondo Banca d’Italia, Confindustria, BCE concordano su questo punto, dicono «Aumentare la produttività». Ma come si aumenta?

Lavorando sui due fronti. Sul fronte degli investimenti, che dovrà essere al centro della prossima manovra, e sul fronte della contrattazione aziendale. E su questo la Confindustria e i sindacati hanno chiesto uno spazio, giusto, per farlo loro e io, mutuando una famosa copertina del Sole 24 Ore, ho detto: «Sì, ma fate presto».

Senta, ministro Calenda, quello che fa male ai risparmiatori italiani è certamente scoprire che la Consob non li ha difesi dalle banche. Deve dimettersi il presidente Vegas?

Non credo che stia al Governo dire, commentare sulle istituzioni indipendenti, però... però, detto questo, degli errori gravi sono stati fatti.

Cioè Report della Gabanelli ha ragione o no?

Ha ragione.

La più grande banca italiana, Unicredit, ha un amministratore delegato che è stato dimissionato ma è ancora lì e il titolo perde a rotta di collo. Un pasticcio all’italiana anche lì.

Non commento aziende quotate e le loro dinamiche interne.

Senta, pasticcio come lo è il fondo Atlante che è un ibrido incomprensibile con dentro anche la Cassa Depositi e Prestiti?

È stata una straordinaria operazione che ha messo in sicurezza, in un momento molto difficile, il sistema bancario italiano, fatto dalle banche...

Non solo...

Non solo dalle banche.

Anche la Cassa.

Certo. In un momento in cui l’Europa, dopo aver concesso ai paesi di aiutare limitatamente i sistemi bancari, ha chiuso la saracinesca e ci ha tagliato fuori.

Senta, insomma, ci possiamo fidare di questo sistema bancario italiano o no?

Assolutamente sì.

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