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Renzi snobba i ballottaggi. Gelo con la sinistra Pd

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Renzi snobba i ballottaggi. Gelo con la sinistra Pd

  • –Emilia Patta

Roma

«Il lavoro delle riforme continua ad andare avanti, a volte sorprendendo anche noi. Abbiamo realizzato interventi che segnano la vita delle persone. In attesa della madre di tutte le sfide, che è la riforma costituzionale, con la quale ci proponiamo di dare finalmente stabilità e governabilità al nostra Paese». È il giorno dell’approvazione della norma contro i “furbetti del cartellino” in Consiglio dei ministri (si vedano le pagine 8 e 9) e Matteo Renzi non rinuncia ad illustrare le novità in conferenza stampa. Così come non rinuncia ad elencare i tanti cambiamenti intervenuti con il suo governo, a partire dal taglio delle tasse - dall’Irap agli 80 euro fino all’abolizione della tassa sulla prima casa - che sarà festeggiato proprio oggi con «cento banchetti» nelle piazze italiane: «Il 16 giugno non è un giorno poco apprezzato dagli italiani: scadono alcune tasse - spiega il premier durante la rassegna stampa a Palazzo Chigi -. Ma sarà un giorno di festa perché si pagano meno tasse dello scorso anno. È il “Pd pride”».

Attuazione della riforma della Pa, riduzione della pressione fiscale, riforma costituzionale. E oggi stesso Renzi partirà per San Pietroburgo per partecipare come ospite d’onore (è l’unico leader europeo assieme al presidente della Commissione Jean Claude Juncker) al business forum di San Pietroburgo. I ballottaggi di domenica per eleggere i sindaci delle grandi città non potrebbero essere più lontani visti da Palazzo Chigi. «Le amministrative sono un voto importante, ma che vede dei cittadini scegliersi il sindaco - ha ribadito ieri il premier -. In bocca al lupo ai candidati, lavoreremo con tutti i sindaci di tutti i colori, le migliaia di sindaci del Pd, quelli di Fi, della Lega e di Grillo che ora sono 21». Più distanza di così Renzi non poteva metterla tra lui e i ballottaggi di domenica...

Eppure proprio in questi ultimi giorni la campagna elettorale è sempre più avvelenata all’interno del Pd, con episodi ed esternazioni che approfondiscono il solco politico tra i renziani e la minoranza bersanian-cuperliana. Ieri è stato il turno di Massimo D’Alema, tra i big il più critico verso Renzi e forse l’unico che riflette realmente, in prospettiva, sulla creazione di un partito di sinistra distinto dal Pd di Renzi. In un retroscena pubblicato su Repubblica l’ex premier appare pronto a votare la grillina Virginia Raggi a Roma proprio in funzione anti-Renzi: «Voterei anche Lucifero pur di mandare Renzi a casa». Non solo, ma secondo la ricostruzione di Repubblica, D’Alema vuole creare anche dei comitati per il No al referendum di ottobre. Immediata la smentita della portavoce storica di D’Alema, Daniela Reggiani, che addirittura ipotizza l’esistenza di «mandanti» per costruire «il falso». Ma Repubblica conferma, e anche il centrista Gaetano Quagliariello, presidente della fondazione Magna Carta che collabora con Italianieuropei di D’Alema, sembra confermare quando parla di «iperbole e scherzose invettive» scambiate proprio con l’ex premier. La reazione di Renzi è gelida («D’Alema ha smentito e comunque non sono interessato a commentare le dichiarazioni altrui»). Poi l’invito ad abbassare tutti i toni: «Dobbiamo vivere con molta tranquillità la discussione sia sul referendum sia sulle amministrative». Ma certo la diffidenza è al massimo, e tra i renziani è forte il sospetto che la minoranza del Pd aspetti i risultati negativi dei ballottaggi per mettere in discussione la leadership di Renzi prima del referendum e del congresso. Anche per questo il premier cerca di prendere tutta la distanza possibile dal voto di domenica, un voto per i sindaci, puntando sull’attività del suo governo.

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