A due giorni dai ballottaggi nei 126 comuni che domenica porteranno alle urne 8,6 milioni di italiani, è caccia all’ultimo voto nelle principali città. Ognuna alle prese con le sue priorità e i suoi nodi economici.
A Torino Piero Fassino e Chiara Appendino si sfidano lungo le direttrici delle grandi opere e della riqualificazione urbana. Il candidato del Pd rivendica il lavoro svolto e promette migliaia di nuovi posti continuando sulla via delle trasformazioni urbanistiche e degli investimenti industriali. La rivale Cinque Stelle propone riqualificazione, un fondo di 5 milioni per aiutare l’inserimento dei giovani nelle Pmi e una cabina di regia unica anti-burocrazia per l’insediamento di imprese.
Per Bologna due visioni contrapposte sulla sicurezza: «Ponti contro i muri» per Virginio Merola (Pd), linea ferma «contro chi non rispetta le norme» per la leghista Lucia Borgonzoni. Opposte le posizioni anche sulla monorotaia veloce People Mover: strategica per lui, inutile per lei. A Napoli al centro del confronto c’è Bagnoli. Il sindaco Luigi de Magistris difende la strada comunale contro l’intervento del governo. Il candidato del centrodestra Gianni Lettieri plaude al commissariamento ma chiede un ruolo da protagonista per il comune.
Ieri ultimi fuochi di campagna elettorale in tutta Italia. A Milano Giuseppe Sala e Stefano Parisi hanno accantonato il fair play scontrandosi su terrorismo islamico e sicurezza. Sullo sfondo la caccia al voto moderato, con il centrodestra unito che spera nel “laboratorio Milano” per rialzare la testa. E fare un regalo a Berlusconi. A Roma - dove oggi i candidati chiuderanno la campagna (Virginia Raggi a Ostia presenterà parte della sua squadra) - è scoppiato un nuovo caso Casamonica: Luciano, nipote del boss Vittorio, ha dichiarato che voterà Giachetti. «No, grazie», ha risposto il presidente Pd Matteo Orfini. Ma i Cinque Stelle attaccano: «La pulizia di cui si è riempito la bocca non gli è riuscita così bene». Nei dem “tregua armata” tra renziani e minoranza e big in prima linea per Giachetti, ma pesa l’affaire D’Alema. E un nuovo colpo al Pd arriva da Vittoria (Ragusa): la procura antimafia di Catania ha indagato nove persone per voto di scambio politico-mafioso tra cui i due candidati al ballottaggio, il sindaco uscente e altri esponenti dem.
I Cinque Stelle avanzano cauti: «Non diamo nulla per scontato». Smentisce accordi sottobanco Matteo Salvini della Lega, che però confida nel supporto M5S a Borgonzoni a Bologna e ribadisce: «Roma, Torino, Milano e Bologna meritano di più del Pd». E anche Giorgia Meloni (Fdi) riconosce: «Chi mi ha votato non sosterrà il Pd».
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