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Dossier Città al voto, ultimi appelli con polemiche

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    Dossier | N. 123 articoliElezioni comunali 2016

    Città al voto, ultimi appelli con polemiche

    Allestimento dei seggi elettorali in vista dei ballottaggi (Ansa)
    Allestimento dei seggi elettorali in vista dei ballottaggi (Ansa)

    Renzi è a San Pietroburgo, lontano dalle ultime ore di questa campagna elettorale infiammate dalle polemiche sul caso Raggi e dai botta e risposta tra i candidati. Il premier ha continuato a ripetere che il risultato di domenica non avrà effetti sul governo. Non la pensano però così i suoi oppositori che puntano sulla sconfitta dei candidati dem per assestare una spallata al premier in vista della partita del referendum di ottobre. Ecco allora Salvini invitare gli elettori della Lega e di tutto il centrodestra a votare Virginia Raggi a Roma e Chiara Appendino a Torino, aspettandosi che i grillini facciano altrettanto a Milano, sostenendo Stefano Parisi impegnato nel testa a testa con Giuseppe Sala, e a Bologna dove la leghista Lucia Borgonzoni tenta l’impresa di battere il sindaco uscente del Pd Virginio Merola. Risposte arriveranno anche da Napoli dove il sindaco uscente Luigi De Magistris ha lanciato un appello ai grillini per mantenere l’ampio distacco ottenuto nei confronti del candidato di Fi, Gianni Lettieri.

    «Domenica si scontrano due diverse idee di Paese, siamo al ballottaggio nella Capitale d’Italia», ha detto il pentastellato Luigi Di Maio dal palco allestito ad Ostia (circoscrizione dove il M5s ha superato il 44% di consensi) per la chiusura della campagna di Virginia Raggi. La conquista di Roma rappresenta per i grillini la rampa di lancio per candidarsi in futuro alla guida del Governo. Ma l’attenzione del M5s è rivolta anche a Torino. La convinzione è che il via libera della Lega ma anche di alcuni candidati minori del centrodestra, com l’ex forzista Rosso, a favore di Chiara Appendino abbiano quasi annullato la distanza con Fassino (11 punti) al primo turno.

    Ma se per Grillo Roma rappresenta l’inizio della cavalcata dei 5 stelle, è la partita di Milano che segnerà lo spartiacque per decidere vincitori e sconfitti. L’inchiesta su mafia Capitale, la fine anticipata della giunta Marino e la rottura della coalizione a sinistra fin dall’inizio avevano impresso alla corsa per il Campidoglio del dem Roberto Giachetti le fattezze di una ripidissima salita. Al contrario a Milano, il centrosinistra si presenta con la stessa coalizione che aveva incoronato Giuliano Pisapia 5 anni fa e con un candidato, Giuseppe Sala, che porta impresse le stimmate del successo di Expo (ieri tra l’altro ha dichiarato che si dimetterà dal cda di Cassa depositi e prestiti). La vittoria di Stefano Parisi avrebbe inevitabilmente un significato che va ben oltre il confine milanese. Per Renzi ma anche per il centrodestra. La scelta di un candidato moderato che si è tenuto distante per tutta la campagna elettorale dagli slogan salviniani, ridarebbe spazio alla prospettiva di rinascita del centrodestra in chiave moderata come alternativa a Renzi e al grillismo. Non a caso dal San Raffaele ieri Silvio Berlusconi ha voluto far sentire la sua voce per un appello al voto in favore di Parisi «affidabile e competente» di cui rivendica la scelta dicendosi «felice di averlo convinto ad accettare questa sfida». Peso decisivo lo avranno gli esclusi a partire dagli elettori grillini e da quanti al primo turno, complice il ponte del 2 giugno, hanno disertato le urne. «È possibile che domenica a Milano e Torino, contrariamente a quanto avviene solitamente, si registri un’affluenza pari o superiore al primo turno», conferma Antonio Noto di Ipr Marketing sottolineando che si registra in entrambe le città «un’attenzione molto alta». Più cauto Piepoli secondo cui si assiste solitamente a «un bilanciamento tra quanti voteranno per la prima volta al ballottaggio e coloro che si asterranno perché delusi dall’esclusione dei loro candidati».