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Dossier L’impatto delle urne su partiti e referendum

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    Dossier | N. 123 articoliElezioni comunali 2016

    L’impatto delle urne su partiti e referendum

    Che le amministrative, e specialmente i ballottaggi, non avranno effetti sulla politica nazionale non lo crede più nessuno. Importante il numero di grandi città in cui si combatte con un testa a testa fra i candidati, troppo incerte le modalità di riuscita in quelle in cui i sondaggi pensano di aver già individuato un vincitore (in questi casi ammesso che non ci siano poi sorprese).

    È la situazione di incertezza generale che peserà in maniera particolare. Quando infatti i ballottaggi vanno nel modo previsto con distacchi significativi le conseguenze sono già scontate e il lutto o l’euforia per la vittoria è qualcosa di già elaborato. Dove si vince o si perde per un pugno di voti, dove ciascuno si aspetta di vincere e poi non succede, quando si conoscono i risultati scatta la ricerca del colpevole.

    Che cosa avrà fatto sì che a Torino o a Milano vinca un candidato piuttosto che un altro? Quando si tratta di scarti non troppo significativi non ci si può rifugiare dietro l’invocazione del peso della tradizione, della manipolazione mediatica o roba del genere. Ci si chiede se con un piccolo scatto non sarebbe stato possibile ribaltare il responso. Bastava scrollarsi di dosso gli estremisti, oppure bisognava esser capaci di inglobarli; si è sbagliato il tono della campagna suscitando disaffezione in fasce di elettori; si doveva essere più radicali o più moderati; e via elencando.

    Qualcosa del genere accadrà anche a Roma, dove pure l’esito secondo alcuni è scontato, perché in quel caso la ricerca dei «traditori» andrà avanti. Certo, se il pronostico fosse ribaltato e Giachetti battesse di la Raggi lo tsunami politico sarebbe anche più forte.

    Tuttavia anche là dove i sondaggi danno l’esito per scontato, come a Bologna con la riconferma del sindaco uscente, ci potrebbe essere materia per discutere, perché bisognerà vedere come andranno le astensioni, quanti voti rispetto alla tornata precedente si sono persi per strada e via dicendo.

    Renzi ha ripetuto che il risultato non toccherà il governo. Potrebbe essere, non fosse che il premier è anche segretario del Pd ed è il partito che inevitabilmente dovrà confrontarsi col giudizio delle urne. A quello non si scappa, perché se è vero che non si votava per mandare a casa il governo, è altrettanto vero che si votava per il partito del premier. Di conseguenza una riflessione non potrà essere evitata e su quella ci sarà un confronto o più probabilmente uno scontro.

    Se i candidati Pd vinceranno a Milano e Torino, Renzi si troverà rafforzato e difficilmente rinuncerà a chiedere conto di certe gestioni delle presenze politiche. Se fossero sconfitti, le opposizioni interne non rinunceranno a chiedere ragione di quanto è successo. Aggiungiamoci le analisi del voto che ciascuno farà sugli elettori persi rispetto alle precedenti elezioni, sull’andamento dei flussi elettorali e sul clima generale.

    Queste riflessioni comunque vada non si faranno solo nel Pd, ma anche nella Lega, in FI, nel M5S e in tutte le altre formazioni. Assisteremo ovunque a rese dei conti con conseguenze sugli equilibri complessivi del sistema politico. Il tutto mentre continua la battaglia in preparazione al referendum di ottobre, che dagli esiti di questi ballottaggi sarà influenzato. Certo, presto gli italiani andranno in vacanza, ma non sono più i tempi in cui allora si sospendeva di pensare alle cose serie.

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