È il giorno della verità per i 126 comuni chiamati al ballottaggio e per i partiti che si sfidano all’ultimo voto: oggi gli 8,6 milioni di italiani chiamati alle urne eleggeranno i sindaci. Scrivendo la parola “fine” a una campagna elettorale che ancora ieri, nonostante l’obbligo di silenzio, non ha risparmiato veleni.
I riflettori sono puntati in particolare sui 20 capoluoghi, tra cui Roma, Milano, Napoli, Torino e Bologna, le città in cui i risultati saranno politicamente più rilevanti. Come nel primo turno che si è svolto il 5 giugno, i seggi sono aperti dalle 7 alle 23. Subito dopo comincerà lo spoglio e partirà la danza degli exit poll e delle proiezioni. I dati sugli scrutini saranno diffusi dal Viminale in tempo reale.
All’entrata del seggio, ogni elettore deve consegnare la tessera elettorale (se l’ha smarrita può richiedere il duplicato all’ufficio elettorale ancora per tutta la giornata odierna) ed esibire un documento di riconoscimento. A quel punto riceverà una scheda azzurra e dovrà tracciare un segno sul nome del candidato prescelto. Attenzione: può essere usata esclusivamente la matita copiativa che gli sarà assegnata.
I 2,3 milioni di elettori romani avranno anche una scheda rosa per la scelta dei presidenti dei municipi: sono 14 ad andare al voto, con le stesse regole. Tutti tranne uno, quello di Ostia (il decimo), che è commissariato da agosto 2015.
I milanesi interessati da questo secondo turno sono invece poco più di un milione, i napoletani 788mila, i torinesi 695mila, i bolognesi oltre 300mila.
Come per il primo turno due settimane fa, quando a votare è stato il 62,19% degli aventi diritto a livello nazionale, sul voto pende la tegola dell’astensionismo. I dati sull’affluenza saranno resi noti alle 12, alle 19 e alle 23. Allora si vedrà se aveva ragione l’Istituto Cattaneo di Bologna, che ha segnalato come l’astensione tra i due turni cresca di oltre 15 punti percentuali (con un picco del 19,2% nel 2014). E si vedrà pure se il M5S - che corre in venti comuni tra cui Roma e Torino - si conferma «macchina da ballottaggio», in grado «di smentire i pronostici della vigilia» ribaltando i risultati del primo turno. È successo a Parma, Mira e Comacchio nel 2012, e a Livorno nel 2014: i candidati, secondi al primo turno, sono arrrivati alla vittoria.
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