7/7 Immobiliare, i timori che Londra perda il ruolo di Mecca del mattone
Parigi, Dublino e Francoforte, ma nel suo piccolo anche Milano, scaldano i motori in attesa di sapere se il Regno Unito uscirà dall'Unione europea. Se così fosse, si aprirebbero nuovi scenari nel mondo del real estate. E le città citate si preparano a proporsi come valida alternativa a Londra, oggi indiscussa meta degli investimenti nel mattone europeo e principale hub finanziario dell'area. Secondo una ricerca di Cbre il 73% degli investitori in real estate non residenziale (quindi uffici, retail, logistica ma anche hotel) ritiene che il Regno Unito perderebbe immediatamente appeal lasciando l'Unione. A dimostrarlo la contrazione delle operazioni immobiliari. Nei primi tre mesi 2016 gli investimenti nel Paese sono stati pari a 14 miliardi di sterline, il 21% in meno rispetto a un anno prima. Il trend è peggiorato nelle ultime settimane, con un calo che sfiora il 40%.
L'uscita dall'Unione porterebbe con sé la svalutazione della sterlina, che potrebbe tuttavia avere esiti positivi sulla domanda internazionale di abitazioni a Londra. Non solo. Un'analisi del Tesoro sottolinea che entro il 2018, nell'ipotesi Brexit, i valori del metro quadro potrebbero scendere di una percentuale compresa tra il 10 e il 18%. Ma il Paese sarà ancora attraente? Intanto gli sviluppatori corrono ai ripari. Il contratto per gli appartamenti di lusso della torre Two fifty One, nel sud di Londra, prevede la restituzione dei soldi in caso di Brexit.
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