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Dossier Patti per il Sud, la nuova scommessa di sviluppo

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    Dossier | N. 123 articoliElezioni comunali 2016

    Patti per il Sud, la nuova scommessa di sviluppo

    Il viadotto Himera dell'autostrada Palermo-Catania che nel 2015 subì un cedimento strutturale (ANSA)
    Il viadotto Himera dell'autostrada Palermo-Catania che nel 2015 subì un cedimento strutturale (ANSA)

    La nuova scommessa per l’accelerazione degli investimenti e lo sviluppo nel Mezzogiorno si chiama “patti per il Sud”, otto accordi governo-regioni e sette accordi governo-città metropolitane cui il governo sta destinando complessivamente 13,4 miliardi dei 43,8 miliardi del Fondo sviluppo coesione (Fsc). Se si pensa all’uso spregiudicato e calato dall’alto, a mo’ di Bancomat per le esigenze più disparate, fatto in passato del Fas (Fondo aree sottoutilizzate), antenato del Fsc, il salto è notevole e consente di guardare al futuro con fiducia.

    L’obiettivo dei patti è risolvere nodi infrastrutturali e digitali bloccati da tempo e sostenere le imprese che puntano a investire, crescere, andare sui mercati esteri, digitalizzarsi (in questo senso le notizie che si possono leggere in questa pagina sull’ok di Bruxelles al credito d’imposta sono incoraggianti). Si tratta di rendere le città più attraenti e smart. Si tratta di guardare ai servizi avanzati e non solo alle opere, privilegiando interventi tecnologici, leggeri, efficaci. Le infrastrutture devono tornare a essere contenitori di servizi al servizio del territorio. La novità rispetto al passato sta soprattutto nel ridurre interventi polverizzati e fine a se stessi per puntare invece a una crescita della competitività dei territori.

    La spirale virtuosa che si deve attivare è accelerare e selezionare l’investimento pubblico per favorire quello privato. Il nuovo ciclo di programmazione 2014-2020 di fondi Ue e fondi nazionali collegati (cofinanziamenti, Fsc, Pac) ha capito che anche al Sud lo sviluppo passa soprattutto per il rilancio delle aree industriali competitive e che senza industria non c’è crescita. C’è un’industria 4.0 che può consentire di ripartire più veloci, ridurre i gap di competitività, fare grandi salti di produttività, trovare una “ragione” forte agli investimenti. La fase attuale deve tradurre questo nuovo approccio in fatti concreti e la partecipazione delle imprese a questo progetto, con un atteggiamento spesso innovativo ed entusiastico, induce a pensare che ci sia alle porte una stagione nuova di sviluppo. Indirizzare il contributo di tutti in quella direzione è oggi fondamentale per la crescita e l’occupazione. I patti per il Sud costituiscono la piattaforma potenziale per rendere possibile questa convergenza.

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