1/7 Piazza Affari, banche sotto pressione se vincesse il «Leave»
La Borsa italiana è a conti fatti una delle più colpite dalle turbolenze che sono scaturite dai timori sulla Brexit, con il suo 6% lasciato sul terreno da inizio mese. Colpa essenzialmente dei titoli del settore bancario, che vengono presi di mira in questi casi per le loro debolezze intrinseche ma anche perché il mercato non si può «sfogare» sui BTp protetti dagli acquisti Bce.
Limitandosi però a guardare il fatturato generato direttamente in Gran Bretagna, l'esposizione diretta delle principali società quotate a piazza Affari risulta essere piuttosto modesta e concentrata su alcuni nomi. In più, come rileva il team di gestione di Intermonte Advisory, «spesso le società tendono a coprire il cambio del fatturato generato all'estero e non sono quindi immediatamente esposte a forti movimenti delle valute».
In testa a questa speciale classifica figura Yoox, con un 15% dei ricavi generati in Uk, seguita a breve distanza da Leonardo (14%) e Prysmian (13%). Più staccate invece STm (6%) e marchi noti del made in Italy quali Ferrari (6%), Tod's (5%) e Moncler (4%).
Più preoccupante, sempre secondo Intermonte, sarebbe invece l'esposizione indiretta, misurata come instabilità dei mercati legata alle conseguenze politiche di un'uscita del Regno Unito dall'Europa: un fattore legato alla proverbiale maggiore debolezza del nostro debito pubblico ei cui effetti negativi si sono giù ampiamente visti (e potrebbero proseguire) soprattutto sui titoli delle banche.
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