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Dossier Meno tasse sul lavoro per favorire la crescita

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    Dossier | N. 123 articoliElezioni comunali 2016

    Meno tasse sul lavoro per favorire la crescita

    Passati due anni dalla formidabile vittoria alle europee, il premier Matteo Renzi fa i conti con un quadro politico rivoluzionato dai risultati dalle elezioni comunali, a partire da Roma e Torino conquistate dal Movimento 5 Stelle. Conti politici ma non solo: si tratta di scegliere il profilo della politica economica che deve rafforzare una ripresa troppo debole, le cui conseguenze si specchiano nei numeri chiari usciti dalle comunali.

    Tenuto conto che ad ottobre si terrà il referendum sulla riforma costituzionale, sul quale Renzi ha messo sul piatto la sua stessa scommessa politica personale, il passaggio non si annuncia né facile né scontato. Non aiuta il contesto generale: i risultati del voto nella grandi città fanno prevedere una battaglia senza esclusioni di colpi tra il fronte del “no” e quello del “sì” e una lunghissima campagna elettorale che finisce a ridosso della messa a punto della Legge di stabilità non è lo sfondo migliore per un confronto serio sul da farsi. Si rischia insomma una stagione dove la ricerca dei consensi per un referendum che può decidere il destino politico del Presidente del Consiglio diventa l'unica bussola di maggioranza e opposizione. In questo caso, ne andrebbe di mezzo proprio la politica economica, che finirebbe per essere il bacino di scontro tra il “sì” e il “no” a colpi di proposte demagogiche.

    A Renzi e al ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan, fin qui coppia vincente anche nel rapporto con l’Europa, si porrà dunque il problema di quali scelte operare e di quale pacchetto mettere sul tavolo di Bruxelles il prossimo 15 ottobre. I vincoli sono noti: rispettare l'obiettivo dell’1,8% nel rapporto tra deficit e Pil e “convincere” la Commissione europea (e la Banca centrale Europea, che su questo punto incalza lo stesso governo europeo a non mollare la presa) che il debito pubblico comincerà a scendere davvero come concordato col governo italiano.

    È la ripresa lenta l'anello debole della catena renziana

    Per rilanciare la crescita e rendere la ripresa stabile, è evidente che la misura-cardine dovrebbe riguardare la riduzione della pressione fiscale. Una manovra però strutturale, come si dice, e non una sommatoria di provvedimenti parziali. Un taglio consistente al fisco che grava sul lavoro, sui fattori produttivi, capace di segnare una svolta decisa, e non solo un aggiustamento. Ma, è ovvio, una scelta radicale del genere presuppone una partita altrettanto forte dal lato della spesa, la famosa spending review, e certo una campagna elettorale permanente non sembra essere lo sfondo migliore per agire. Ma può permettersi il Governo (che tra l’altro ha il problema di disinnescare per il 2017 le clausole di salvaguardia fiscali per 16 miliardi) di non scegliere cercando di guadagnare tempo e consensi in vista del referendum? In questa eventualità ad essere sacrificata sarebbe la ripresa, che fin qui è risultata l’anello debole della catena riformista del Governo. Lo dicono anche i risultati delle elezioni comunali.

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