Italia

Dossier Per tornare a crescere

  • Abbonati
  • Accedi
Dossier | N. 25 articoliI grandi temi dell’economia spiegati con parole semplici dal Sole 24 Ore

Per tornare a crescere

Tornare a crescere... un sospiro, un augurio, una speranza... Un auspicio, questo, che potrebbe esser fatto proprio un po' dappertutto, in Europa e altrove. Ma che è specialmente appropriato per l'Italia: l'attività economica del nostro Paese è oggi al livello del 1999 – sono passati più di tre lustri – e bisogna risalire ancora più in là nel tempo per trovare il livello di Pil pro-capite comparabile a quello di oggi.
Potremo recuperare questi anni perduti? Prima bisogna capire che cosa è andato storto. Non si può dare solo la colpa alla Grande recessione, perché l'economia italiana arrancava anche prima. Una spiegazione si può trovare nel combinato disposto della globalizzazione e dell'ingresso nell'euro. Ambedue questi avvenimenti erano densi di opportunità, che però non furono colte. L'ingresso di centinaia di milioni, se non di miliardi, di lavoratori a basso costo nell'arena competitiva (col venir meno dello statalismo in Paesi con ricchi retaggi culturali e con una forza-lavoro di buona qualità) domandava all'Italia, come agli altri Paesi di antica industrializzazione, una risposta a livello di sistema-Paese, non a livello di singole imprese. E in Italia la capacità di fare squadra e sinergie fra pubblico e privato ha da sempre fatto difetto.

Per quanto riguarda l'euro, l'impossibilità di ritrovare la capacità di competere ricorrendo alla droga della svalutazione veniva a essere negata. La competitività doveva venire da riforme strutturali a opera del Governo (mercati del lavoro, dei prodotti e dei servizi...) e da una ricomposizione del tessuto produttivo a opera delle imprese. Ambedue queste risposte furono insufficienti e la crescita si fermò.
Bisogna ripartire dal capitale umano, con la riforma della scuola e più stretti nessi scuola-lavoro. Bisogna spingere sulla digitalizzazione dell'economia, che oggi permette forme nuove di condivisione di un capitale che deve essere scongelato (nei Paesi in via di sviluppo, attribuendo titoli di proprietà ai beni capitali dei poveri) e nei Paesi sviluppati, mettendo a profitto beni come la casa e l'automobile (per esempio, Airbnb e Uber). E bisogna ricorrere a una ricchezza inespressa, un “giacimento” di lavoro femminile che oggi, e specialmente in Italia, è sottoutilizzato.

© Riproduzione riservata