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Nel centro-destra torna la guerra fredda Fi-Lega

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Nel centro-destra torna la guerra fredda Fi-Lega

  • –Barbara Fiammeri

roma

Al di là delle dichiarazioni di facciata, la sconfitta di Milano sta terremotando il centrodestra. Silvio Berlusconi convalescente in ospedale lascia a una nota di Fi il compito di commentare il risultati definiti «buoni» (il centrodestra ha conquistato 9 capoluoghi rispetto ai 4 di partenza) e anticipa che la sconfitta di Renzi apre ora «nuovi scenari». Quali siano questi scenari al momento non è dato saperlo. Anche perché non è detto collimino con quelli degli alleati a partire da Matteo Salvini.

Il leader della Lega boccia il «modello Milano» del «dentro tutti», da Alfano a Passera, e mette in chiaro che se qualcuno si è messo in testa di puntare in futuro su Stefano Parisi meglio che lasci perdere: «Parisi farà il capo dell’opposizione a Milano, punto». Il segretario del Carroccio parte lancia in resta e conferma per sabato la kermesse a Parma, una sorta di seminario senza interventi politici. L’attivismo di queste ore è dettato anche dalla necessità di ammortizzare e digerire quella che è la madre di tutte le sconfitte: Varese, la città di Bossi, là dove la Lega ha mosso i suoi primi passi e che ora, dopo 23 anni, ha consegnato al centrosinistra. A questo si aggiunge il tonfo a Milano dove il 5 giugno si è vista doppiare da Forza Italia. Nel partito di via Bellerio il clima è teso. C’è chi accusa il segretario di aver costruito attorno a sé un cerchio magico fragile e chi invece punta l’indice sui sabotaggi come quello avvenuto a Caravaggio dove i voti dell’ex consigliere leghista Augusto Baruffi hanno consentito al Pd di battere un veterano del Carroccio come Ettore Pirovano.

Ma la domanda principale resta la prospettiva politica. E se Salvini insiste nel perorare la scelta di una destra lepenista e ritiene che la sconfitta subita a Milano ne sia la conferma, Roberto Maroni, al contrario, sostiene che «l’operazione Parisi è stata convincente e può essere un investimento per il futuro» a conferma che nella Lega la visione del segretario è tutt’altro che unanime.

Un obiettivo, quello di mantenere unito tutto il centrodestra che è anche di Silvio Berlusconi, il quale non vuole consegnare il partito nelle mani del Carroccio e per questo torna a ribadire che solo in questo modo il centrodestra può essere competitivo contro Grillo e Renzi. Altrimenti rischia di assistere da spettatore alle grandi sfide come è avvenuto a Roma e Torino. Ma anche dentro il partito azzurro il clima è tutt’altro che sereno.

Le vittorie di Trieste, Savona e Grosseto non bastano a rassicurare i forzisti, su cui incombe l’incognita sul futuro del Cavaliere. In attesa di capire quando e come Berlusconi tornerà sulla scena, i big azzurri si interrogano sul che fare. Quel che è ormai dato per certo è che con l’ex premier impossibilitato per problemi legati alla salute, all’età e anche all’incandidabilità decretata dalla legge Severino, il tema della leadership resta ancor più d’attualità. L’ipotesi di puntare su un esterno, un esponente della società civile che tanto piace a Berlusconi non è però condivisa dai big del partito che si sentono già in corsa. «Il Papa straniero non funziona», dice Giovanni Toti con riferimento all’appoggio di Fi a Roma dell’imprenditore Alfio Marchini («se avessimo appoggiato la Meloni saremmo andati al ballottaggio») ragionamento che si può riproporre anche per Passera.

È su questo asse del Nord tra Salvini e i big del partito azzurro (non solo Toti ma anche Gelmini e Romani) che nei prossimi mesi partiranno le grandi manovre. «Il centrodestra vince se è centrodestra e non se mette insieme le stampelle illegittime del governo Renzi e i residui bellici del governo Monti», attacca Daniela Santanchè con riferimento all’alleanza con i centristi di Alfano e Corrado Passera. Una posizione, quella della pasionaria forzista in linea con Salvini e FdI. «Basta inciuci», ha premesso Giorgia Meloni mentre Ignazio La Russa sottolinea che «la virata verso il centro non ha funzionato e quindi va rivista».

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