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Sala: più manager a Palazzo Marino

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Sala: più manager a Palazzo Marino

  • –Sara Monaci

MILANO

Il neo sindaco di Milano Giuseppe Sala annuncerà la sua squadra entro lunedì. All’indomani della vittoria, ha voluto sottolineare che si impegnerà per convincere «anche chi non lo ha votato», per superare quel vuoto creato dall’astensionismo (di fatto la metà degli aventi diritto a Milano non ha votato). Poi è passato subito alla comunicazione pratica delle prossime tappe: «Mi prenderò sette giorni per decidere chi saranno gli assessori. Che rimangono 12 perché i dossier sono molti e impegnativi».

I primi nomi della squadra

Ecco le caratteristiche generali della prossima giunta: «Parità di genere, con un vicesindaco donna; riconoscere un ruolo ai politici che hanno corso con successo alle elezioni; attrarre risorse dall’esterno», ha detto ieri. Poi ha aggiunto: «Permettere ai giovani di crescere».

Concretamente questo si può tradurre così: la giunta sarà fatta per metà da manager e per metà da politici, magari in parte riconfermando quelli uscenti.

Cominciano quindi a circolare i primi nomi che rispondono a queste caratteristiche. Le persone che hanno preso più preferenze sono state Pierfrancesco Majorino, già assessore alle Politiche sociali; Pierfrancesco Maran, già assessore ai Trasporti; Marco Granelli, già assessore alla Sicurezza. Per loro dovrebbe esserci una riconferma in qualche parte della giunta. Per quanto riguarda le donne, Anna Scavuzzo, Carmela Rozza e Cristina Tajani sono molto accreditate.

In particolare Rozza, già assessore ai Lavori pubblici, campionessa di voti fra le donne e politica di esperienza nelle zone periferiche più difficili, potrebbe ricoprire qualche ruolo istituzionale, se non di giunta. Qualcuno parla di lei come del prossimo possibile presidente del Consiglio comunale.

Tajani, già assessore alla Formazione, è stata tra le prime a sostenere Sala, consumando uno strappo con Sel, partito da cui proviene, per candidarsi nella lista a sostegno del manager. È tra le più giovani della giunta (37 anni), con esperienza nel settore della ricerca sociale, e le viene riconosciuto il buon lavoro degli ultimi 5 anni. Potrebbe essere lei la prossima vicesindaca.

Tra gli esterni che dovrebbero arrivare, sembra a questo punto scontato l’ingresso in giunta di Umberto Ambrosoli, il cui nome è stato anticipato durante la campagna elettorale per il ballottaggio. Ambrosoli è già capo dell’opposizione nel consiglio regionale della Lombardia, ma potrebbe preferire un incarico a Palazzo Marino.

Non ci sono solo i ruoli politici da valutare, ma anche quelli tecnici. Il prossimo capo di gabinetto potrebbe essere l’ex assessore allo Sport, Chiara Bisconti, mentre Gianni Confalonieri dovrebbe rimanere al suo posto alla guida delle Relazioni istituzionali, a cui dovrà aggiungere il ruolo di commissario del post-Expo. È stato tra i primi uomini a sostenere Sala. Da decidere invece il prossimo direttore generale, mentre per quanto riguarda le società partecipate Sala dovrebbe mantenere le nomine appena fatte da Pisapia (si è trattato di riconferme).

I primi atti

La giunta Sala avrà le seguenti priorità, come ha ricordato il neo sindaco: «Riqualificare le periferie; politica ambientale e del traffico innovativa; gestione manageriale del turismo e promozione delle dieci università milanesi; sviluppo dei servizi nella città metropolitana». L’ex commissario di Expo manterrà per sé la competenza sulle periferie e le case popolari.

Tra i primi atti istituzionali ci sarà quello di chiamare «i rappresentanti delle altre città metropolitane e le istituzioni locali, tra cui il cardinale Ettore Scola e il presidente della Lombardia Roberto Maroni, con cui dovrà essere avviato un confronto su trasporti, casa e sanità».

La necessità di tessere reti è dovuto al fatto, spiega Sala, «che il sindaco si prepara a guidare una città di 3 milioni di abitanti, che dovrà essere la capitale dell’economia». Poi conclude: «La sinistra ha avuto un pregiudizio comprensibile nei miei confronti, dimostrerò che contano i programmi». Quanto a Renzi: «Solo un saluto con poche battute, come facciamo sempre, con comunicazioni rapide. In futuro dialogheremo col Governo. A Milano parte un nuovo laboratorio politico».

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