bruxelles
I Ventotto hanno deciso ieri di rinnovare per altri sei mesi le controverse sanzioni economiche contro la Russia. La decisione è stata presa a livello diplomatico a Bruxelles. Verrà avallata nelle prossime settimane a livello politico. Cauta all’idea di rinnovare ulteriormente le misure in dicembre, l’Italia ha chiesto che i capi di Stato e di governo si impegnino nel loro incontro di fine mese a monitorare la situazione in vista anche di un dibattito politico in ottobre.
In origine, la tempistica prevedeva per venerdì l’approvazione definitiva, in occasione di un consiglio affari generali. Appoggiata da alcuni altri paesi, l’Italia ha chiesto di poter spostare il benestare a dopo il prossimo vertice europeo del 28-29 giugno in modo da inserire nelle conclusioni del summit un paragrafo dedicato alla questione, e aprire la porta a un dibattito politico, da tenersi in ottobre, sull’opportunità di rinnovare le misure ancora una volta in dicembre.
A Francia e Gran Bretagna il posticipo è comodo per poter informare il loro Parlamento. Non è chiaro quando avverrà l’approvazione politica, se prima o dopo il summit. Non è neppure chiaro se l’Italia otterrà il paragrafo nelle conclusioni del prossimo consiglio europeo. «Non tutti sono d’accordo per inserire la questione nel documento, a iniziare dal presidente del Consiglio europeo Donald Tusk», spiega un diplomatico. Ciò detto, è in corso una riflessione tra i Ventotto se mantenere le sanzioni per molto tempo.
Due sono gli elementi che alimentano il dibattito in questo momento. Il primo è economico: queste misure sanzionatorie penalizzano alcuni settori produttivi europei. Il secondo è politico: c’è il timore di contribuire a una escalation nel cattivo rapporto con Mosca dalle conseguenze imprevedibili. In Germania, lo stesso partito socialdemocratico, al potere in una grosse Koalition con il partito democristiano, ha preso le distanze da un ulteriore rinnovo in dicembre delle misure sanzionatorie.
Il governo slovacco, presidente dell’Unione dal 1° luglio per sei mesi, si è dimostrato accomodante (si veda Il Sole 24 Ore del 18 giugno). Parlando lunedì in Lussemburgo, il ministro degli Esteri Miroslav Lajcak ha notato «un crescente desiderio per una discussione politica». Ha poi aggiunto: «Non sto chiedendo l’abolizione delle sanzioni. Ma non voglio assistere a una situazione in cui formalmente le sanzioni rimangono in vigore, ma dietro le quinte tutti stanno firmando accordi con la Russia».
Il rinnovo deciso ieri, e che durerà fino al 31 gennaio 2017, è giunto dopo che anche gli Stati Uniti hanno seguito questa strada. Le sanzioni economiche alla Russia furono decise nel 2014, come risposta alle interferenze russe in Ucraina. Colpiscono settori strategici come la finanza, la difesa, l’energia. La decisione non fu facile da prendere. Mentre i paesi dell’Est chiedevano con vigore misure sanzionatorie contro Mosca, Francia, Italia e Germania tentavano di raffreddare gli animi.
La questione delle sanzioni è difficile da gestire. Da un lato, le misure sanzionatorie durano da troppo tempo per poter essere realmente efficaci. Dall’altro, sono state legate all’applicazione dell’Accordo di Minsk del febbraio 2015, che prevede tra le altre cose una federalizzazione dell’Ucraina. Da Mosca, ieri il portavoce del presidente Vladimir Putin ha avuto gioco facile nel notare come sia «illogico”»legare le sanzioni all’intesa di Minsk quando questa non viene applicata da Kiev.
Dal canto suo, in visita a Parigi, il presidente ucraino Petro Poroshenko ha ribadito che le sanzioni sono «l’unico strumento» disponibile per fare pressione sulla Russia. In autunno, la Francia e la Germania, che negoziarono l’Accordo di Minsk nel 2015 con Mosca e Kiev, dovrebbero illustrare ai partner la situazione sul terreno. Difficile in questo momento fare previsioni a così lungo termine, ma sta montando il desiderio, al netto di nuovi imprevisti, di un allentamento graduale delle sanzioni.
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