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Modifiche all’Italicum, cresce il pressing di sinistra dem e…

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Modifiche all’Italicum, cresce il pressing di sinistra dem e centristi

Premio alla lista che invece deve essere di coalizione, capilista bloccati che invece dovrebbero essere scelti dai cittadini con libera preferenza, il ballottaggio che imbriglia il tripolarismo con effetti distorsivi. Nel mirino c’è sempre lui, l’Italicum, la legge elettorale voluta da Matteo Renzi. Legge che tuttavia non è ancora in vigore: varrà infatti solo a partire dal primo luglio, e varrà solo per la Camera dei deputati. Se non dovesse passare il Sì al referendum di ottobre sull’abolizione del Senato elettivo, infatti, per la seconda Camera resterebbe in piedi il proporzionale Consultellum. E su tutto il dibattito pesa la spada di Damocle della Corte costituzionale, che il 4 ottobre si riunirà per decidere sull’ammissibilità dei quesiti depositati contro l’Italicum.

Insomma, la discussione sulla legge elettorale con cui si andrà a votare nel 2018 è quantomeno prematura, dal momento che la sua piena entrata in vigore dipende da più di una variabile. Eppure la minoranza del Pd - che oggi si riunirà in una sorta di pre-direzione nella sede del partito per fare il punto sui ballottaggi di domenica - fa delle modifiche alla legge elettorale, soprattutto il ritorno al premio di lista invece che alla coalizione, una condicio sine qua non per un impegno in favore del referendum. Nessuno, dallo stesso Pier Luigi Bersani fino a Roberto Speranza, si metterebbe a formare dei comitati per il No. Ma il «disimpegno critico» di una parte del partito ancora molto forte sul territorio potrebbe pesare molto sul risultato. E al pressing sull’Italicum della minoranza del Pd si aggiunge quello dei centristi della maggioranza, da Scelta civica a parte di Ncd. Ma sul fronte dell’Italicum la posizione di Matteo Renzi resta la stessa: «Non si cambia». In ogni caso non ha senso parlarne prima del referendum e del pronunciamento della Consulta, aggiungono i suoi. In questo il premier ha ora un alleato irrituale: il M5S, che con Danilo Toninelli fa capire che di modificare una legge che li avvantaggia non ne vuole neanche sentir parlare: «Non siamo più disponibili a parlare di beghe di partito come la legge elettorale, parliamo dei problemi dei cittadini».

Eppure proprio il fatto che l’Italicum, con il meccanismo del ballottaggio, rischia di avvantaggiare il M5S è fonte di preoccupazione anche all’interno della maggioranza del Pd. Ma quali sono le alternative? «Non è che si cambia una legge per favorire questo o quel partito», nota il numero due del Pd Lorenzo Guerini. «Il ballottaggio è sempre stato nel Dna del centrosinistra, lo abbiamo sempre voluto», è la riflessione di Luigi Zanda, capogruppo dei senatori dem. Eppure domenica scorsa il risultato del voto è stato scioccante, aggiunge: «A differenza di quanto accade in tutta Europa, si veda l’esempio della Francia, in Italia i conservatori non si alleano con la sinistra riformista contro i populismi ma pur di far male al governo fanno convergere i loro voti sul partito anti-sistema. È questa la nuova realtà con cui dobbiamo fare i conti». E l’invito a una riflessione su quanto accaduto, proprio nella sua Torino, viene anche da un fedelissimo di Renzi come Piero Fassino: «Se nel ballottaggio il secondo e il terzo si coalizzano, anche senza dichiararlo, il primo soccombe».

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