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Dossier Dopo la Brexit labour nel caos, sollevazione contro Jeremy Corbyn

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Dopo la Brexit labour nel caos, sollevazione contro Jeremy Corbyn

(Reuters)
(Reuters)

LONDRA – Notte dei lunghi coltelli nel partito laburista in rivolta contro la leadership di Jeremy Corbyn spinto in un angolo come mai prima d’ora. Sette ministri del governo ombra hanno lasciato l'incarico nell'esecutivo d'opposizione dopo lo scontro violento che ha visto il licenziamento di Hilary Benn responsabile esteri nello shadow government. Altri seguiranno, aumentando la spinta sul leader.

Tutto è precipitato in pochi minuti ed è conseguenza diretta della debolissima campagna anti Brexit da parte di Jeremy Corbyn, incerto, assente, mai convinto di voler davvero trattenere Londra nell'Unione.

Due giorni fa quattro deputati Labour avevano annunciato di voler chiedere la sfiducia del loro leader, spingendo Corbyn a riaffermare la sua determinazione. «Se mi sfidano non mi dimetterò - aveva ripetuto ieri pomeriggio - ma anzi mi presenterò nuovamente candidato». Sembrava fosse solo il contrattacco dell'anima blairiana e moderata del partito laburista, quella che Ed Miliband prima e Jeremy Corbyn, poi, avevano sconfitto, invece s'è rivelata la ribellione di uomini e donne non lontani dal radicalismo del loro stesso leader.

Lo si è capito quando Hilary Benn - figlio di Tony anima storica della sinistra Labour - ha svelato di essere stato cacciato dal capo del partito. «Gli ho telefonato - ha detto - annunciandogli che il Labour non aveva più fiducia nella sua leadership in vista delle prossime elezioni. Mi ha immediatamente licenziato».

Era inevitabile vista la frattura, ma quello che poteva essere un caso isolato promette ora di azzerare la scena politica britannica post Brexit, già sgomberata dal premier David Cameron in volontaria uscita. Pochi minuti dopo l'addio di Benn, infatti, è stata la ministra ombra della Sanità Heidi Alexander ad abbandonare in solidarietà con il collega degli esteri. E da quell'istante, dall'alba di oggi, sono cominciate a rotolare le voci di un fiume in prossima piena con sei membri del governo ombra dimissionari e altri pronti a fare altrettanto.

Quanto sta accadendo non è solo la legittima sollevazione contro una leadership che ha fallito la prova di Brexit, dimostrandosi incapace di trattenere il voto della sinistra nei bastioni storici del nord Inghilterra e del Galles, indica, anche, la voglia di voto in Gran Bretagna.

La volontà di liquidare Corbyn suggerisce, cioè, che il partito si vuole preparare a possibili elezioni anticipate che lo scenario del dopo Brexit rende assai più di una semplice possibilità. Il Labour ha capito che con l'attuale guida non potrà andare da nessuna parte. Per lo scontro con i Tory, seppure divisi e ammaccati, è necessaria una diversa energia e una diversa linea. L'ultimo mattone della Brexit cade dunque sul Labour e la scena politica britannica potrebbe mutare una volta di più.


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