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Salvini, appello per il nuovo centrodestra

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Salvini, appello per il nuovo centrodestra

A Parma va in scena il «cantiere» della Lega: una serie di interventi di imprenditori, economisti, professori ed esponenti della società civile su vari temi (dall’agricoltura alle pensioni passando per fisco, famiglia, immigrazione); in platea esponenti di primo piano del centrodestra: i capigruppo di Camera e Senato di Forza Italia Renato Brunetta Paolo Romani, il governatore azzurro della Liguria Giovanni Toti, Raffaele Fitto e la leader di Fratelli d’Italia Giorgia Meloni. Ma anche Gianfranco e Rotondi e Gaetano Quagliariello. Segnalata perfino la presenza di Alessandro Pagano, deputato del Nuovo centrodestra in polemica nelle ultime settimane con Angelino Alfano.

A tutti loro si rivolge il padrone di casa Matteo Salvini quando invita «a guardare avanti e non a guardare indietro». «Mi rifiuto - dice il segretario federale del Carroccio - di offrire gli italiani il dibattito stucchevole sulle primarie, sulla leadership, su Mastella, su Fini, su Casini». È il punto di ripartenza dopo le elezioni amministrative che, a parere di Salvini, hanno dato un segnale chiaro in vista dell’appuntamento referendario di ottobre: «Penso che Renzi ormai abbia capito che il referendum non passa. L’era di Renzi è finita, ci stiamo preparando al dopo, quindi ce la giocheremo con i 5 stelle». Ecco allora la necessità per la coalizione di centrodestra di ristrutturarsi in vista di nuove elezioni: «Io penso - dice Salvini - che il centrodestra cambierà anche nome: perché le distinzioni fra centrodestra e centrosinistra mi sembrano ormai superate e frustranti. Chi guiderà la squadra oggi non sono in grado di dirlo, sono orgoglioso che stiamo lavorando al modulo». Chio dovrà far parte del nuyovo centrodestra? «Il campo è aperto a tutti - chiarisce Salvini - però non a chi ha fallito in passato, né a chi non ha idee chiare su temi come immigrazione, tasse e Europa, penso a Casini, ad Alfano, Mastella e Fini». Ci sono molte cose che uniscono le varie forze, ce ne sono però anche alcune che dividono. Su queste che si giocheranno, nei prossimi mesi, i rapporti di forza. A cominciare da quelle di stretta attualità: dopo la Brexit, mentre Salvini auspica che l’Italia torni «a controllare i suoi confini, la sua moneta, le sue banche, la sua agricoltura, il suo commercio, la sua pesca, perché essere diretti da altri, da tre massoni, burocrati e finanzieri non ci ha portato a nulla di buono». Brunetta si definisce per contrasto «europeista convinto» e Giorgia Meloni chiede le dimissioni di Juncker e si chiede come possa Forza Italia a restare nel Partito popolare europeo.

A Parma ha detto la sua anche il governatore lombardo Roberto Maroni: «Non c’è più il centrodestra come solida costruzione in grado di competere con gli altri - ha detto -. Noi dobbiamo capire come costruire un nuovo soggetto che può competere con Renzi, con il Pd e con i grillini». Ed è stato proprio il governatore lombardo a dare la sveglia agli storici alleati: «Sono contento che oggi ci siano qui rappresentanti di Forza Italia e di altri partiti. Se accettiamo la sfida, ricominciare daccopo e costruire un’alleanza su basi solide, su programmi e non su schieramenti, allora ce la possiamo fare. Il tempo è poco - ha aggiunto - secondo me, si voterà a marzo 2017». La Lega, è l’avvertimento lanciato da Parma agli alleati, non è più disposta ad aspettare le esitazioni altrui.

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