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Brexit, Renzi: il voto inglese pesa come un macigno sulla storia…

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DOPO LA VITTORIA DEL LEAVE

Brexit, Renzi: il voto inglese pesa come un macigno sulla storia dell’Ue

«Siamo di fronte a una vicenda storica, chi cercasse oggi di minimizzare o di strumentalizzare ciò che è avvenuto commetterebbe un errore politico. Il voto inglese pesa come un macigno per la storia dell’Ue». Prima di volare a Berlino per il direttorio a tre con Angela Merkel e Francois Hollande, il premier Matteo Renzi rende comunicazioni all’Aula del Senato. Alla vigilia del Consiglio europeo divenuto cruciale alla luce del referendum britannico sulla Brexit sono molte le aspettative su quali passi saranno compiuti per invertire la rotta di una politica comune dimostratasi debole e non priva di responsabilità. «Non entro qui nel merito dell’articolo 50» che aprirà il negoziato per l’uscita dall’Ue della Gran Bretagna né «sulle regole del gioco». «Sono dinamiche che affronteremo in sede europea. Ma l’Italia dice che tutto può fare l’Europa tranne che aprire per un anno una discussione sulle procedure dopo aver discusso un anno sulle trattative. Così si perde di vista il messaggio del referendum».

Popolo decide, non si cerchi di mettere una pezza
«Se oggi, a dispetto di larga parte delle previsioni, con affluenza straordinaria» ha vinto la Brexit «tutto possiamo fare tranne che fare finta di niente. Se il popolo vota e altrove si cerca di mettere la pezza su ciò che il popolo ha deciso, si mina il gioco democratico. Serve questa consapevolezza indipendentemente dalle opinioni del singolo», tiene a dire il premier. Ma se si smette di stare sulla difensiva «ciò che è avvenuto nel Regno Unito può essere la più grande occasione per l’Europa», è il messaggio di Renzi. «Rispetteremo quello che decidono i britannici ma l’Europa deve smuoversi perché se si sta un anno ad aspettare perdiamo le sfide con le priorità del nostro tempo».

Serve più crescita, lo diciamo da due anni
Al punto in cui si trova la complicata costruzione di un futuro per l’Ue non esiste altra via che rovesciare alcune impostazioni di base ritenute erroneamente immodificabili. Renzi considera possibile utilizzare la brutta pagina della vittoria del Leave come spunto per un cambio di passo. Adesso, o mai. «Più crescita e investimenti, meno austerity e burocrazia. Questa è la linea che portiamo avanti da due anni, prima in beata solitudopoi con più consenso. Oggi siamo davanti a un bivio».

Nostre ragioni di critica all’Ue oggi più forti
«Le ragioni per le quali abbiamo criticato dall’interno le istituzioni Ue cercando di portare il nostro contributo sono rese più forti che mai dalle dinamiche voto inglese». Conclusione del ragionamento fatto dal premier a Palazzo Madama è che d’ora in avanti «l’Ue si deve occupare più di questione sociali e meno di questione burocratiche». L’Italia farà la sua parte in tutte i luoghi decisionali necessari. «Il nostro compito è dare una mano, costruire ponti e non muri. Abbiamo dato la nostra adesione non per cercare chissà quale ruolo, ma perché siamo convinti che possa essere di aiuto anche ai nostri amici francesi e tedeschi». Ora è il momento «della responsabilità» e non «della improvvisazione». Dunque «si torni a credere in una Europa capace di suscitare speranze e non di generare soltanto paure». Mettendo al centro «i valori che hanno fatto grande la nostra casa». Riferimento a Ventotene, alla formazione dei giovani, per «avere uno sguardo di insieme globale che non sia solo temporaneo ma sul lungo periodo».

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