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Torino e il Piemonte spingono l’acceleratore sull’innovazione. Perché interpretare con concretezza le opportunità della “quarta rivoluzione industriale” e della “economia circolare” è ormai irrinunciabile se si vuole agganciare la ripresa e irrobustire il futuro. Per questo la Confindustria regionale, guidata da Gianfranco Carbonato, in questi giorni a fine mandato, ha voluto dedicare ieri alla Industria 4.0 un serrato pomeriggio di confronto.
Ad ascoltare – al Centro congressi dell’Unione industriale di Torino – Vincenzo Boccia e Licia Mattioli, presidente e vicepresidente di Confindustria (la Mattioli è anche presidente degli industriali di Torino), Sergio Chiamparino, presidente del Piemonte, nonché una affollata platea d’imprenditori e decisori del territorio. Carbonato incalza: «La complessità delle tecnologie richiede uno sforzo collettivo che va ben oltre l’autonomia aziendale – osserva –. Parlo di infrastrutture, banda larga, public procurement, education, anche manageriale, giacché più che mai oggi è la classe dirigente a dover acquisire nuove consapevolezze». È il cosiddetto “aspetto sistemico” dell’industria 4.0 su cui si sofferma Francesco Profumo, già rettore del Politecnico di Torino, ex ministro, ora presidente della Compagnia di San Paolo: «Il Piemonte ha tutte le carte in regola per raccogliere questa sfida – dice –: la sua evoluzione manifatturiera l’ha portato a sviluppare un know how automobilistico invidiabile, capace di attrarre, così come a far crescere le risorse umane impegnate nell’Ict». Uno scenario affascinante, a portata di mano: cloud e big data, sensori, additive manifacturing, fotonica, driverless automotive. «Ma l’Italia è ancora nelle retrovie come sistema Paese in merito ai fattori abilitanti per l’internet delle cose nell’industria», avverte Profumo. Stefano Barrese, responsabile della Banca dei territori di Intesa Sanpaolo, snocciola dati finanziari: «Siamo impegnati a migliorare l’accesso al credito delle imprese italiane per favorire eccellenze e innovazione – spiega –. Per questo sono nati i contratti di filiera (rating più favorevoli a chi fa vero gioco di squadra, ndr) che, in collaborazione con Confindustria, coinvolgono oggi 300 aziende capofila in tutta Italia, con 15mila fornitori, un giro d’affari di circa 55 miliardi, credito potenziale di 19 miliardi e 80mila dipendenti. E poi c’è la nostra piattaforma Tech-Marketplace che favorisce l’integrazione tra start up, Pmi e grandi aziende». Non è un caso che Intesa Sanpaolo abbia il suo Innovation Center (con un centinaio di specialisti) nel nuovo grattacielo direzionale a Torino che si trova sul miglio dell’innovazione. È sul boulevard che copre il passante ferroviario: lì ci sono 2 università, 5 centri di ricerca, 3 Poli di innovazione, 2 incubatori, 30mila studenti , 5.600 ricercatori , 250 aziende e 80 start up.
Pronte alla sfida le aziende leader in Piemonte: dalla Comau a Reply, da Lenovo a AizoOn, da Avio Aero alla stessa Fca, che sta lavorando intensamente al futuro dell’auto con partner affascinanti come Google. Logico che il presidente di Confindustria Boccia sia rimasto convinto: «Oggi non soltanto abbiamo sentito parlare di futuro, ma lo abbiamo visto – ecco le sue parole –. L’importanza del capitale umano è strategica. Il Piemonte è stato la culla della manifattura ed è la regione giusta per il suo rilancio». Boccia, d’altronde, insiste sul cambiamento di approccio culturale: «Cavalcare la quarta rivoluzione industriale significa diventare competitivi con tutto il sistema Paese, abili nelle produzioni di qualità e di nicchia».
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