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Italicum, a settembre mozione alla Camera

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Italicum, a settembre mozione alla Camera

  • –Emilia Patta

ROMA

Italicum e referendum confermativo sulla riforma del Senato e del Titolo V. Chiuso il vertice a Bruxelles che ha assorbito il colpo Brexit, in Italia il dibattito politico torna a incentrarsi sulla nuova legge elettorale, che per altro entrerà in vigore solo domani, e sugli intrecci con il referendum d’autunno al quale Matteo Renzi ha legato il suo destino politico. Ancora ieri, in una e-news, il premier e segretario del Pd ha ribadito la sua intenzione di lasciare il passo nel caso in cui gli italiani dovessero bocciare “la riforma delle riforme” facendo prevalere i No. Mentre alla Camera Sinistra italiana (il raggruppamento che riunisce Sel e i fuoriusciti del Pd tra cui Stefano Fassina e Alfredo D’Attorre) ha riaperto il vaso di Pandora della legge elettorale presentando una mozione d’indirizzo che sarà discussa a partire da settembre.

«In tanti stanno cercando di non parlare del merito del referendum - scrive Renzi ai suoi sostenitori -. Fateci caso: vanno in tv e non parlano del merito, perché sul merito sanno che la riforma è un importante passo in avanti nella direzione attesa da decenni - scrive Renzi ai suoi sostenitori -. No, loro non parlano di merito. Parlano di me. Dicono che io ho sbagliato a dire che se perdo vado a casa: e secondo voi io posso diventare un pollo da batteria che perde e fa finta di nulla? Pensano forse che io possa diventare come loro? Se perdo vado via, è una cosa normale e logica». Per Renzi la vera questione non è se restare o meno al governo in caso di sconfitta al referendum, ma è cercare di spersonalizzare il più possibile la campagna referendaria ai nastri di partenza («l’obiettivo sono 10mila comitati per il Sì entro settembre») puntando tutto sul merito: semplificazione dell’iter legislativo con il superamento del bicameralismo perfetto, riduzione delle poltrone e dei costi della politica, abolizione di enti inutili come il Cnel, ritorno di molte competenze economiche dalle Regioni allo Stato. «Se riusciremo a far prevalere la verità sulle polemiche ad personam avremo un Paese più semplice, che funziona meglio».

Quanto all’Italicum, ieri è bastata una mozione di indirizzo presentata dai vendoliani di Si per far ripartire ufficialmente la discussione sulle modifiche. La mozione impegna il governo a modificare la legge elettorale in alcuni punti giudicati incostituzionali prima che intervenga la Consulta e la Capigruppo ha deciso di inserirla, come è atto dovuto con le mozioni presentate dalle opposizioni, nel programma dei lavori di settembre della Camera. Ma per la calendarizzazione vera e propria occorrerà un’altra Capigruppo. E la ministra per le Riforme Maria Elena Boschi si premura subito di precisare che «ad oggi nulla è stato deciso. Inoltre si sottolinea che, nello specifico, a essere eventualmente discusso in Aula sarebbe un atto di indirizzo al governo per quanto di sua competenza (la mozione appunto) e non l’Italicum o proposte di sue modifiche». E anche Renzi, da parte sua, minimizza durante la diretta su Facebook serale: «La mozione sull’Italicum? È una mozione che si discuterà in Parlamento, ce ne sono tante...». Eppure un po’ tutti, dalla sinistra del Pd a Forza Italia, hanno approfittato dell’iniziativa di Si per rilanciare sulle modifiche da effettuare all’Italicum. Nel mirino soprattutto il premio alla lista, che i critici vogliono modificare con il premio alla coalizione.

Abbiamo già avuto modo di scrivere su queste colonne che in realtà il premio alla lista, oltre ad essere gradito al M5S che non ha alleati, è funzionale all’idea di partito a vocazione maggioritaria voluto da Renzi. Nessuna rissosa coalizione del passato per una manciata di voti, è la linea del premier. Tuttavia il fatto che delle modifiche all’Italicum se ne parli e che Renzi stesso non chiuda del tutto la porta («discutiamo su tutto») serve a tenere aperto il canale politico con i centristi della maggioranza, in agitazione per il loro futuro politico e per questo favorevoli alla reintroduzione delle coalizioni. La verità è che prima della celebrazione del referendum, tra ottobre e dicembre, l’Italicum non sarà toccato. Anche perché il 4 ottobre la Consulta deciderà sull’ammissibilità dei quesiti già presentati. E anche qualora i giudici costituzionali dovessero rigettare i ricorsi per vizio di forma (i quesiti sono stati presentati prima dell’entrata in vigore della legge), la riforma costituzionale - sempre che sia approvata dai cittadini - prevede comunque il giudizio preventivo sull’Italicum così come su tutte le leggi elettorali che dovessero essere adottate in futuro. Basta dare un’occhiata a questi incastri temporali e causali per capire che la discussione sulle modifiche all’Italicum è quantomeno prematura, se non strumentale da parte di alcuni. Ma Renzi e i suoi per ora lasciano fare, senza sbattere porte inutilmente.

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