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Omicidio Gambirasio, ergastolo a Bossetti

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cronaca

Omicidio Gambirasio, ergastolo a Bossetti

Giuseppe Bossetti (Ansa)
Giuseppe Bossetti (Ansa)

Ergastolo. Così ha deciso la Corte d'Assise di Bergamo per Massimo Bossetti, accusato del barbaro omicidio di Yara Gambirasio. «La pena è quella prevista per una persona che commette un omicidio a cui non sono riconosciute le attenuanti», ha commentato il procuratore di Bergamo, Massimo Meroni, «la prova scientifica del Dna è stata decisiva». In aula i familiari della povera vittima. La madre di Yara, Maura, ha detto che «ora sappiamo chi è stato, anche se siamo consapevoli che nostra figlia non ce la riporterà indietro nessuno».

Oltre alla pena detentiva, il giudice ha deciso, come provvisionale, 400mila euro per ciascun genitore di Yara e 150mila euro per ciascuno dei tre fratelli della vittima. Un risarcimento pari a 1,25 milioni di euro. Cifra a cui vanno sommati 18mila euro di spese legali.

Yara, una storia lunga quasi sei anni

L'accusa

Stando al capo d'imputazione formulato dalla Procura, Bossetti «colpendo Yara con tre colpi al capo e con plurime coltellate in diverse regioni del corpo (gola, torace, schiena, polsi e arti), abbandonandola quindi agonizzante in un campo isolato, ne cagionava la morte. Con l'aggravante di avere adoperato sevizie e di avere agito con crudeltà». In particolare, «(…) sugli indumenti indossati da Yara al momento della morte venivano delegati al Ris dei carabinieri di Parma gli accertamenti di natura biologica finalizzati all'individuazione di eventuali profili genetici diversi da quello della vittima. Tali accertamenti avevano in effetti permesso di isolare, tra gli altri, un profilo genetico maschile (convenzionalmente indicato come «ignoto l») su slip e leggings indossati dalla vittima, assolutamente valido per comparazioni con potenziali sospetti a scopo identificativo (…) L'analisi dei tabulati di cella relativi al 26 novembre 2010 proseguiva pertanto cercando di individuare soggetti presenti in quell'area nelle ore di interesse (…)

In tale contesto emergeva l'utenza intestata a Bossetti Massimo Giuseppe: questa utenza agganciava alle ore 17.45 la cella di via Natta a Mapello, compatibile con le celle agganciate dal cellulare di Yara quel pomeriggio. Successivamente quell'utenza non faceva più comunicazioni fino alle 7.34 del mattino successivo. Sulla scorta di tali acquisizioni (…) un campione di sostanza organica di Bossetti Massimo Giuseppe veniva acquisito e fatto analizzare. La comparazione tra il profilo estratto dal campione così ottenuto e quello repertato sugli indumenti di Yara consentiva di stabilirne con sostanziale assoluta certezza la compatibilità».

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