Il sindaco di Milano Giuseppe Sala ha messo in agenda una serie di appuntamenti a Londra. La trasferta dovrebbe avvenire già a metà di questa settimana, tra mercoledì e giovedì probabilmente. Sono ancora riservati tutti gli incontri, ma i due principali dovrebbero essere con il presidente dell’Autorità bancaria europea (Eba), Andrea Enria, e con il presidente dell’Agenzia europea per i medicinali (Ema), Christa Wirthumer-Hoche.
L’obiettivo è capire se le due agenzie intendono aprire una sede in Italia, o più precisamente a Milano. E ancora più precisamente: nel futuro parco tecnologico che sorgerà nell’ex sito di Expo 2015.
All’indomani del referendum sul Brexit, a Palazzo Marino dunque continua la convinzione che l’uscita (in previsione) della Gran Bretagna dall’Europa si potrebbe trasformare in un’opportunità per Milano.
Gli incontri nella City
La sfida è solo agli inizi, ma evidentemente il Brexit potrebbe favorire questo scenario. L’Eba ha attualmente tre sedi: Parigi, Londra e Francoforte, e quindi, senza più Londra nell’Ue, per l’agenzia bancaria potrebbe essere interessante trovare un altro paese europeo, come l’Italia appunto; l’Ema ha invece attualmente una sola sede, proprio nella City, e dopo il referendum inglese potrebbe essere opportuno spostare gli uffici.
E perché proprio Milano? Per quanto riguarda le banche, il capoluogo lombardo è evidentemente la piazza finanziaria più importante d’Italia (e peraltro la fusione tra la Borsa italiana e il London Stock Exchange potrebbe favorire l’attività in Europa degli operatori finanziari inglesi); per quanto riguarda l’Ema, la spinta potrebbe arrivare dal nascente polo della ricerca dedicato alle scienze umane e allo studio sul genoma, che sorgerà appunto nei terreni dell’Expo, di proprietà della società Arexpo.
Molte aziende farmaceutiche, tra cui recentemente Bayer, hanno già inviato manifestazioni di interesse per spostare qui la loro sede o i laboratori. La vicinanza logistica con le grandi aziende sarebbe funzionale all’Ema.
La zona “free tax” di Milano
Ovviamente l’ex sito dell’Expo, che si estende per oltre un milione di metri quadrati ed è ormai perfettamente infrastrutturato, potrebbe diventare attrattivo se venisse portato a compimento il progetto di alleggerimento fiscale. Lo aveva già annunciato il sindaco Sala durante la campagna elettorale e ne ha parlato qualche giorno fa anche il premier Matteo Renzi a Bruxelles.
La questione da risolvere è trovare il modo per permettere le agevolazioni fiscali senza che queste siano fermate dall’Europa in quanto aiuti di Stato. L’alleggerimento fiscale è una zona “grigia” da negoziare con l’Ue. La partita quindi si sposta a Bruxelles, più che a Roma. L’obiettivo è ridurre per le aziende l’Irap e l’Ires. Per quanto riguarda la fiscalità locale, Palazzo Marino potrebbe già intervenire. Tra le proposte lanciate poche settimane fa in campagna elettorale, Sala propone di ridurre l’Irpef per le star up nei primi tre anni.
I progetti internazionali
I rapporti internazionali verranno intensificati con l’amministrazione Sala. Erano già iniziati con Giuliano Pisapia sindaco, che ha dato vita ad una rete di Comuni, di tanti paesi del mondo, per mettere a confronto le politiche su cibo e ambiente; ora si allargheranno anche in altri settori. Questo è il senso della consulenza affidata da Sala a Emma Bonino. E questo anche il senso del mantenimento nelle mani del sindaco della delega sulla promozione internazionale.
Oltre ai rapporti con le aziende, il neo sindaco intende lavorare nel comparto turistico in modo più manageriale. Il modello è quello della London&partners, una società che a Londra mette insieme il pubblico e il privato, per promuovere pacchetti turistici, operazioni di marketing, ricerca di finanziamenti per promozione e eventi. Secondo i vertici di Palazzo Marino, Milano può diventare una città interessante sia per gli affari sia per il turismo, settore da incrementare sfruttando la scia dell’Expo 2015.
Intanto buone notizie, secondo il rapporto “Milano produttiva” della Camera di commercio locale. Nel 2015 sono tornati a crescere gli indicatori: 5mila imprese in più (+1,6%), e sempre più straniere e femminili. Riprende il lavoro, con 28mila posti in più, mentre la disoccupazione scende all’8% (-0,4%), anche se rimane alta per i giovani (22%). Meno bene l’export, con un calo dell’ 1,1%, mentre l’import migliora, con un +6,7 percento,
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