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gestire la volatilità

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gestire la volatilità

  • –Laura Magna

La parola d’ordine del post-Brexit? Volatilità. A poco più di dieci giorni dall’esito del referendum che potrebbe sconvolgere l’assetto della Ue, i listini hanno già sperimentato un crollo a picco e una risalita repentina. E la situazione attuale promette di protrassi a lungo. Ma la Brexit che ha scatenato panico e vendite incontrollati sui listini, va trattata come ogni altro elemento di incertezza: ovvero con prudenza e pazienza. Anche perché la visibilità sul futuro è scarsa e molto dipenderà da come questa uscita sarà gestita e da quali decisioni saranno prese.

Dal punto di vista degli investitori una preoccupazione è innanzitutto un cambiamento delle regolamentazioni sui fondi: che ne sarà di quelli inglesi finora venduti in Italia e già nel portafoglio dei risparmiatori? «Al momento è un tema irrilevante - dicono al Sole 24 Ore dall’Ufficio Studi di Copernico Sim -: le regole resteranno in vigore fino a quando il Regno Unito non avrà definitivamente e ufficialmente abbandonato l’Unione europea. Ciò significa che per almeno due anni resterà lo status quo. Poi, una volta usciti, molto dipenderà dagli accordi che la Gran Bretagna stipulerà sia con la Ue sia con gli altri partner».

Ma anche su un orizzonte di un biennio, la paura è ingiustificata. «L’hub finanziario londinese - afferma Marco Palacino, managing director per l’Italia di BNY Mellon Investment Management - è di importanza cruciale in Europa, quindi pensiamo che si farà di tutto per giungere a un esito positivo che permetta a Londra di mantenere il proprio ruolo internazionale nel mondo del risparmio gestito. In ogni caso ci sarà tempo sufficiente per valutare correttamente la situazione quando gli sviluppi saranno più chiari».

La priorità resta quella di gestire la volatilità. «L’emotività - continuano gli analisti di Copernico Sim -, soprattutto in casi come questi, può essere una cattiva consigliera. L’Italia, e in particolare il suo sistema bancario, sta subendo la speculazione internazionale che, nei momenti di tensione, tende a vendere rischio Italia e non potendolo più fare attraverso i nostri titoli di Stato, protetti dallo scudo Bce, ad andarci di mezzo sono le banche. Le banche quindi, ora più che mai, sono fonte di volatilità e di rischio in portafoglio, sia per la loro situazione contingente, sia per il rischio Italia che rappresentano. Ai prezzi attuali potrebbero diventare un’opportunità, ma l’investitore retail dovrebbe valutare caso per caso con il proprio consulente le opportunità di acquisto in base alla sua tolleranza al rischio e solo quando si sarà esaurita l’attuale fase di isteria».

Sulle banche molto dipenderà «da quanto l’Europa riuscirà a impostare una politica di sostegno - dice Paolo Balice, presidente di Aiaf-Associazione italiana degli analisti e consulenti finanziari -. Certo la reazione emotiva iniziale è stato il prezzo da pagare per una serie di errori nelle previsioni. A questi prezzi le occasioni sono possibili, ma bisogna stare molto attenti e ricordarsi che ci troviamo in regime di bail-in. La Vigilanza europea deve capire che non si possono sistemate le cose in fretta dopo un periodo di cinque anni di crisi». Quanto alle possibilità di ottenere alpha in maniera più tranquilla, nel mondo a tassi zero e con «la Bce che ha esteso il suo programma Qe anche ai bond corporate sostenendoli - dice ancora Balice -, proprio questa asset class, i cui rendimenti sono già aumentati restando indifferenti alla Brexit, potrebbe essere da comprare».

In questi giorni vale ancora di più la regola della diversificazione, «in quanto - aggiungono gli analisti di Copernico - stiamo assistendo a performance a macchia di leopardo con un’Europa periferica che soffre molto, ma con una certa tenuta dell’Inghilterra, degli Usa o ancora di più dei mercati emergenti. Importante anche la diversificazione per asset: meno azioni e più corporate».

Gli asset che storicamente permettono di porsi in maniera difensiva in momenti di mercato turbolenti restano validi. «L’oro - sostengono ancora da Copernico Sim - attraverso un Etc può permettere di partecipare direttamente alla quotazione del lingotto e anche in questi giorni si sta dimostrando un asset difensivo; anche le valute rifugio, come il dollaro, si stanno comportando bene, anche se rimane l’incognita banche centrali e svalutazioni competitive».

I risparmiatori si trovano dinanzi all’esigenza di proteggere il capitale in uno scenario complesso, caratterizzato da rendimenti bassi e rischi elevati. «Le obbligazioni tradizionali - continua Palacino - offrono ritorni vicini allo zero o negativi, il trading fai-da-te è riservato agli investitori più speculativi, mentre i fondi passivi espongono i risparmiatori a tutta la volatilità e ai ribassi degli indici sottostanti. Pertanto, è giunto il momento di incrementare la quota di portafoglio dedicata a strategie attive ed evolute, come i fondi globali multi-asset e a ritorno assoluto, o gli azionari globali ad alto dividendo». I primi offrono il vantaggio intrinseco di una diversificazione flessibile, tramite la quale i gestori più esperti possono proteggere il portafoglio senza rinunciare a cogliere le opportunità di investimento.

«Queste strategie possono comprare titoli di alta qualità a valutazioni scontate nelle fasi di ribasso dei mercati e orientarsi su strumenti diversi in base al mutare dello scenario d’investimento e all’outlook di lungo periodo, senza vincoli al rigido rispetto di un benchmark - spiega Palacino -. I fondi a ritorno assoluto invece possono guadagnare anche nelle fasi di ribasso dei mercati e il portafoglio beneficerà di una volatilità più bassa».

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