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Quei rapporti vantati con Alfano e Berlusconi

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Quei rapporti vantati con Alfano e Berlusconi

Da ambienti vicini al ministro dell’Interno Angelino Alfano, a quelli dell’ex presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi. Il “faccendiere” Raffaele Pizza sarebbe riuscito a crearsi «legami stabili con influenti uomini politici, spesso titolari di altissime cariche istituzionali».

Sono gli atti dell’inchiesta della Procura della Repubblica di Roma a illustrare i presunti contatti che Pizza afferma di avere. Probabilmente si tratta di millanterie, ma l’uomo ricostruisce sue amicizie con Alfano e Berlusconi (che comunque non entrano minimamente nell’inchiesta). Rapporti che avrebbe sfruttato per ottenere un vantaggio personale, come si legge nell’incartamento giudiziario dei magistrati. Il suo obiettivo, infatti, sarebbe quello di «esercitare e perpetuare un potere di influenza» tale da ottenere credito nell’ambiente dell’imprenditoria italiana «gravitante nel settore degli appalti pubblici». E così – è l’ipotesi investigativa – avrebbe utilizzato le sue conoscenze politiche per «favorire la nomina, ai vertici degli enti e delle società pubbliche, di persone a lui vicine, così acquisendo ragioni di credito nei confronti di queste che, dovendo essergli riconoscenti, risulteranno permeabili ai suoi metodi di illecita interferenza nelle decisioni concernenti il conferimento di appalti pubblici ed attività connesse».

I presunti legami che Pizza avrebbe avuto col mondo politico sono anche sintetizzati da una intercettazione telefonica di gennaio 2015 con l’imprenditore Luigi Esposito. La conversazione riguarda alcune problematiche che Esposito sta incontrando per ottenere un lotto del maxi appalto da 1 miliardo 795 milioni 860mila euro, relativo alla «pulizia e servizi di ausiliariato, di ripristino della funzionalità degli immobili, di giardinaggio e disinfestazione, da eseguirsi presso le scuole di ogni ordine e grado e presso i centri di formazione della pa». In particolare, Esposito, con il Consorzio servizi integrati, punta ad ottenere un lotto da 91 milioni. Tuttavia sorgono alcuni problemi: la società Ciclat fa ricorso al Tar per quest’affidamento. Il contenzioso giunge fino al Consiglio di Stato.

«Non è possibile – tuona l’imprenditore – io scriverò alla Presidenza del Consiglio perché una parte di queste proroghe l’ha fatta…c’entra la Presidenza del Consiglio…al ministero dello Sviluppo economico e al ministero dell’Economia (…) perché se c’è qualcun altro che di contro non è amico nostro io accendo i riflettori». Pizza, però, dà alcune presunte rassicurazioni. Non è chiaro se millanti, ma dice di poter intervenire sul contenuto di una legge. «Io sto presentando – dice a Esposito – l’emendamento…alla nuova legge che ci sarà, lui ha detto ora ti garantisco tutto così ti ho sbloccato una serie di casini di questo genere…l’ha scritta lui la legge non so se mi ha capito (…) me l’ha scritta lui, ora glielo faccio leggere, non so se m’ha capito, adesso io sto parlando con Cotto per farlo passare prima possibile (l’emendamento, ndr), farla passare e vedere un attimino di rafforzare questa situazione, è un bordello, un bordello».

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