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La mafia sull’Expo: 11 arresti per gli appalti di padiglioni stranieri

Di nuovo l'Expo nel mirino della Procura. Dopo quasi un anno dall'esposizione universale e dopo due dalla prima operazione degli inquirenti sull'appalto delle vie d'acqua, questa volta ci sarebbero gli affidamenti dei lavori per i padiglioni stranieri al centro di una nuova inchiesta, che sarebbero serviti a finanziare clan mafiosi.
Gli uomini della Guardia di finanza di Milano hanno eseguito undici misure cautelari nei confronti di altrettante persone sospettate di aver ottenuto in tre anni, con la società Dominus, 20 milioni di appalti dalla società Fiera di Milano, attraverso la società Nolostand, una partecipata di Fiera che serve a gestire congressi e mettere a punto partnership tra pubblico e privato (in Fiera non risultano indagati).

La società Fiera, quotata in Borsa e controllata dall'ente Fondazione fiera Milano, era stata al centro di un dibattito sulla gestione dei padiglioni. Durante la fase dell'allestimento del sito espositivo la società Expo aveva ipotizzato di dare alla società affidamenti diretti (cioè senza gara) per realizzare i padiglioni stranieri e velocizzare i tempi. Era allo studio anche una legge, da inserire nel pacchetto di norme straordinarie per l'evento universale, ma poi le inchieste in corso su Expo rallentarono l'iter fino a cancellarlo definitivamente. Alla fine Fiera ha realizzato solo parzialmente i lavori ipotizzati all'inizio.
Durante le inchieste in corso nel 2014 e nel 2015, coordinate dal dipartimento antimafia della procura di Milano, si era parlato di uno stop dato a chi puntava proprio agli appalti stranieri, sfruttando evidentemente il ruolo centrale della Fiera, e di un intervento “preventivo”.
Evidentemente le indagini sono però proseguite. Gli arrestati, che ruotavano intorno alla società Dominus e sono accusati a vario titolo anche di riciclaggio e frode fiscale, sono nel mirino per presunte collusioni con clan mafiosi. Con il denaro degli appalti vinti con la Fiera avrebbero poi finanziato attività criminali.

Clan favoriti per Expo, 11 arresti a Milano

Gli arrestati sarebbero punto di riferimento della famiglia mafiosa di Pietrapersa. Tra le commesse ottenute, secondo le indagini coordinate dal procuratore aggiunto Ilda Boccassini e affidate ai pm Sara Ombra e Paolo Storari, ci sarebbero quattro padiglioni per Expo 2015. Si tratta di quelli della Francia, del Kuwait, della Guinea Equatoriale e dello sponsor Birra Poretti. Contestualmente all'ordinanza del gip Maria Cristina Mannocci, è scattato anche un sequestro preventivo di diversi milioni di euro.

L'indagine che oggi ha portato ad arrestare 11 persone “è importante” in quanto questa volta “segnala” in Lombardia non “le infiltrazioni di 'ndrangheta, ma
di Cosa Nostra”. Lo ha detto in conferenza stampa il procuratore aggiunto e coordinatore della Dda milanese, Ilda Boccassini, che ha voluto evidenziare come in particolare Giuseppe Nastasi, titolare del consorzio di cooperative al centro dell'inchiesta, avesse «legami con cosche importanti come gli esponenti della famiglia Accardo». «Garantiremo agli indagati un processo rapido e quindi si procederà con la richiesta di rito immediato e alla trascrizione in tempi brevi di tutte le intercettazioni» che sono alla base dell'indagine, ha detto ancora Boccassini, precisando inoltre che «non sono individuate responsabilità
penali in capo a Ente Fiera o a Expo».


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