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Lazio, 92 clan attivi: a Roma la regia

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2° Rapporto «mafie nel Lazio»

Lazio, 92 clan attivi: a Roma la regia

(Fotogramma)
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Come sono lontani i tempi in cui, anche a Roma e nel Lazio, la parola mafia non veniva neppure pronunciata. Figurarsi se ne veniva riconosciuta la presenza.

Le indagini che da un decennio a questa parte – da Latina a Roma – stanno scuotendo l'opinione pubblica e la sensibilizzazione che Istituzioni e associazioni stanno portando avanti, cambiano gradualmente lo scenario.
E così oggi, alla presentazione del II Rapporto delle mafie nel Lazio, curato dall'Osservatorio per la sicurezza e la legalità in collaborazione con Libera, il presidente della Regione Nicola Zingaretti può dire, senza sorta di smentita o alzate di spalla tra il pubblico che «nel Lazio le mafie ci sono, muovono un giro d'affari impressionante, hanno un'enorme capacità di infiltrazione nei vari settori della nostra economia, nelle nostre comunità e riescono a condizionare anche le pubbliche amministrazioni».

E così, sempre oggi, Gianpiero Cioffredi, presidente dell'Osservatorio, può alzare ancor di più l'asticella e al contempo mettere in guardia dal pericolo di abbassare la guardia. «È storicamente ben nota la difficoltà, allora una vera e propria ritrosia culturale – afferma infatti – a riconoscere l'esistenza delle mafie nel nostro Paese. Non vorrei che a Roma e nel Lazio si ripetessero gli stessi silenzi, gli stessi errori, le stesse omissioni, le stesse reticenze nel capire la pericolosità che l'espansione delle mafie in particolare nel Lazio produce sul tessuto economico e sociale».

LE MAFIE NEL LAZIO
(Fonte: Osservatorio per la sicurezza e la legalità Regione Lazio e Libera)

Il Rapporto, presentato alla Casa del Jazz – edificata nel 1939 su un casale seicentesco acquistato dal vicariato negli anni Ottanta dal cassiere della Banda della Magliana Enrico Nicoletti, confiscata nel 2001 e assegnata al Comune di Roma – verrà introdotto da Michele Prestipino, procuratore aggiunto e coordinatore della Dda di Roma, con gli interventi a seguire di Maurizio Calvino, capo del secondo reparto della Direzione investigativa antimafia, Angelo Agovino, comandante regionale dei Carabinieri del Lazio e Rosy Bindi, Presidente della Commissione parlamentare antimafia.

Il laboratorio criminale Lazio rimane un caso unico, la cui decodifica è ancora in corso alla luce del tempo perso negli anni precedenti ma i cui segnali lasciano tutt'altro che sereni. In cauda venenum, dicevano i latini, vale a dire il veleno è nella coda. Così, proprio le ultime annotazioni del Rapporto la dicono lunga sulla continua scalata delle mafie “alla” e “nella” Capitale e al tessuto economico e sociale laziale. Nel 2008 il numero delle organizzazioni criminali censite variavano tra 60 e 67 (la variazione dipendeva in genere da processi di accorpamento o smembramento per dinamiche interne delle famiglie di camorra e ‘ndrangheta). Nel 2015 il numero è salito a 88 ma a sorprendere è che – anche dopo i colpi degli investigatori e le evidenze giudiziarie – il numero aggiornato al 19 maggio 2016 è di 92 gruppi criminali, vale a dire un'associazione criminale organizzata ogni 64mila laziali residenti.

LE MAFIE NELLA CAPITALE
(Fonte: Osservatorio per la sicurezza e la legalità Regione Lazio e Libera)

Insomma, per buttarla sulla storia, un “assedio” che ricorda il celebre assedio di Roma, la battaglia combattuta tra Romani d'oriente (bizantini) e ostrogoti, nel corso della guerra gotica. Solo che quella iniziò nel marzo del 537 e terminò nel marzo 538, mentre la battaglia contro le mafie si profila molto più lunga.
Se il Lazio non si fa mancare nulla – a Frosinone è segnalata persino la presenza della Sacra corona unita a testimonianza di un tessuto regionale sfibrato che accoglie anche le cosiddette organizzazioni “minori” per le quali una fetta della torta miliardaria è comunque assicurata – è Roma l'epicentro delle mafie. Gli affari, quasi inutile sottolinearlo, spaziano in ogni fronte dell'illecito e in ogni spiraglio di riciclaggio nell'economia legale (al punto che diventa stucchevole ricordare i settori perché semplicemente nessuno è escluso).

La cartina di Roma mostra una pervasività di cosche e clan impressionante con Tor Bella Monaca che spicca tra i quartieri. Questa zona periferica della Capitale – cresciuta a dismisura negli anni tra degrado e incuria della politica – è un bancomat dei clan di camorra e ‘ndrangheta soprattutto grazie al traffico della droga, i cui proventi miliardari vengono reinvestiti ovunque e comunque.
r.galullo@ilsole24ore.com

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