Italia

Tutte le incognite connesse a un’improbabile crisi di governo

  • Abbonati
  • Accedi
l’analisi

Tutte le incognite connesse a un’improbabile crisi di governo

Politica in fibrillazione fino al punto che alcuni si aspettano una crisi di governo per un possibile abbandono della maggioranza da parte di Ncd o per una nuova possibile scissione all’interno del partito di Alfano.

In un paese normale (ma lo siamo mai stati?) ci sarebbe da interrogarsi su cosa possano significare in questo momento sia una crisi di governo, sia anche semplicemente questa eterna fibrillazione che annuncia crisi che poi rientrano. Si passa per pedanti a rifare l’elenco delle questioni più che spinose con cui dobbiamo misurarci: cominciamo dalla necessità di mettere mano ad una stabilizzazione del sistema del credito, passiamo per la questione della crisi della Ue, e finiamo con i conti che dobbiamo fare con un terrorismo niente affatto domo e che mantiene ancora buone basi non lontano da casa nostra.

Da un certo punto di vista c’è da chiedersi dove si pensa di andare con una crisi di governo, ammesso ovviamente che si riesca a provocarla. Escluso che si possa andare rapidamente ad elezioni anticipate con l’estate di mezzo e il referendum costituzionale che, per quanto lo si possa ritardare, andrebbe fatto entro inizi dicembre (a meno che qualcuno non pensi di far votare sotto Natale). In più davvero ci si immagina che sarebbe interesse degli attuali parlamentari votare con l’Italicum per la Camera e il Consultellum per il Senato? Il risultato possibile di un premio di maggioranza al M5S alla Camera e di un Senato eletto con un proporzionale che lo rende ingovernabile, ma che detiene ancora il potere di fiducia verso il nuovo governo, non ci pare qualcosa da augurarsi per la semplice ragione che ci porterebbe all’ingovernabilità.

Si potrebbe dunque concludere che non c’è da preoccuparsi, perché alla fine prevarrà lo spirito di conservazione di cui i politici sono in genere ben forniti. Non è però così semplice. Innanzitutto perché non si può far finta che non esista un partito trasversale e più o meno sotterraneo che pensa di sbarazzarsi di Renzi varando un governo in senso lato “tecnico”. Si parla di un governo Padoan, ma il punto non è chi potrebbe presiederlo, bensì che forza e che legittimazione potrebbe avere un governo nato da un mezzo colpo di mano senza avere alle spalle altro disegno politico che tirare a campare. Un governo del genere sarebbe comunque sotto il continuo ricatto di maggioranze strumentali per non dire raccogliticce e pare difficile che le opposizioni disarmeranno nel loro lavoro di picconatori una volta raggiunto l’obiettivo di sbarazzarsi di Renzi. Dunque si sarebbe al punto di partenza.

Può ovviamente essere che alla fine di tutto questo movimentismo drammatizzato non se ne faccia nulla e che Renzi e il governo restino al loro posto. Ma con quale forza, questo è il punto. Pressato dalla necessità di vincere un referendum che è sempre più in salita, chiuso nell’immagine del capo arrogante che è costretto alla sfida continua coi suoi oppositori interni, l’attuale premier verrebbe a mancare della credibilità necessaria per confrontarsi con quei problemi che abbiamo elencato e che sono problemi che connoteranno altrettanto la sua azione quanto farebbero coi suoi successori.

© Riproduzione riservata