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«L’Italia incentivi gli investimenti»

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«L’Italia incentivi gli investimenti»

  • –Dino Pesole

L'esposizione italiana verso le istituzioni finanziarie del Regno Unito «è assolutamente limitata», assicura il direttore generale dell’Abi, Giovanni Sabatini. Il problema, «che c’era prima della Brexit e c’è adesso, si chiama crediti deteriorati. Grazie all’intervento del Governo, c’è una cassetta degli attrezzi abbastanza fornita per gestire la situazione, ma i mercati sembrano pensarla diversamente». Sabatini è intervenuto alla presentazione del Global Outlook dell’Istituto Affari internazionali, un’occasione per fare il punto sullo stato attuale delle trattative in corso con Bruxelles sulle banche, ma anche sui temi legati al necessario sostegno allo sviluppo. Più che puntare sui consumi in una fase in cui le aspettative restano negative, occorre spingere l’acceleratore sul fronte degli investimenti. È necessario – osserva il ministro dello Sviluppo economico Carlo Calenda – che la prossima legge di bilancio adotti uno «sguardo lungo sugli investimenti pubblici e privati, anche attraverso incentivi mirati». Più che sulla flessibilità Ue, il discorso va spostato sulla competitività. «Se non ci concentriamo sugli investimenti abbiamo un problema politico enorme». Quanto agli incentivi, per Calenda occorre procedere su «poche tax expenditures», e il lavoro in questa direzione resta difficile come mostra la ricognizione che per conto del suo ministero sta conducendo Enrico Bondi. Per il ministro l’Italia dovrebbe avere uno sguardo privilegiato verso il mercato Usa «che è un mercato stabile». Se il Ttip fallirà «sarà una sconfitta per tutti». È il momento di agire perché altrimenti «questa Europa ce la perdiamo per sempre», osserva Licia Mattioli, vice presidente per l’internazionalizzazione di Confindustria. Serve una nuova stagione costituente per l’Europa. «La sterlina debole può fare del male a Paesi manifatturieri come l’Italia: bisogna affrontare subito con decisione questi temi. Ci si interroga su quando deve uscire la Gran Bretagna dall’Ue ma non si guardano i problemi dei cittadini». Anche sull'accordo di libero scambio con il Canada, ci si aspettava dall’Europa «una reazione di sostanza, invece abbiamo perso un’altra occasione come sistema europeo. L’impressione è che si guardi all’albero e non alla foresta». Siamo in contesto - rileva il vice presidente Iai, Fabrizio Saccomanni - in cui le prospettive dell’economia europea nel secondo semestre del 2016 appaiono tutt’altro che incoraggianti. Debole andamento delle esportazioni, tensioni geopolitiche diffuse, terrorismo, migrazioni e Brexit: non è un caso che Commissione Ue e Bce abbiano presentato le loro stime con il “Mantenere la rotta tra rischi elevati”.

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