Il gip di Fermo Marcello Caporale non ha convalidato, forse per un vizio di forma, il fermo di Amedeo Mancini, l’ultrà di destra che ha ucciso il profugo nigeriano Emmanuel Chidi Nnamdi, ma contestualmente ha disposto la custodia cautelare in carcere per Mancini, che era indagato per omicidio preterintenzionale aggravato dall’odio razziale. Lo ha reso noto il difensore dell’ultrà, l’avv. Francesco De Minicis, sottolineando che non aveva ancora avuto il tempo di leggere la corposa ordinanza del giudice e le motivazioni della decisione.
Mancini ha alle spalle una condanna per rissa aggravata e tre Daspo
Trentanove anni, agricoltore con la passione della boxe, Amedeo Mancini ha alle spalle una condanna definitiva per rissa aggravata, precedenti di polizia per lesioni dolose, e tre Daspo per reati commessi allo stadio. Dopo la morte di Emmanuel Chidi Nnamdi, la procura aveva emesso un provvedimento di fermo per il pericolo di fuga, «tenuto conto della gravità dei fatti-reato oggetto di cui trattasi e la relativa pena potenzialmente eroganda'».
L’avvocato di Mancini: non conosco le motivazioni
«Non ho ancora letto il dispositivo quindi non conosco le motivazioni, possible che fra queste ci sia anche la sua condotta», ha dichiarato l’avvocato Francesco de Minicis. Alla base della decisione del giudice sembra che ci siano le due versioni contrastanti fornite dai testimoni, quella della moglie del nigeriano ucciso e quella dello stesso Mancini. La prima avrebbe dichiarato di essere stata aggredita per prima, l’altro avrebbe ammesso di aver usato parole offensive ma di essere stato colpito da un palo e quindi di aver agito per legittima difesa. L'avvocato ha escluso per ora il ricorso a una perizia psichiatrica verso il suo assistito. «È prematuro», ha spiegato. Quanto all’ipotesi di sostenere la tesi della legittima difsa, il legale ha detto che «occorre mantenere riserbo e abbassare i toni sulla vicenda».
Il legale: alla vedova del nigeriano i beni dell’ultrà
L’ultrà offre Amedeo Mancini «riconosce di avere una responsabilità morale ma non giuridica» nella morte del migrante nigeriano Emmanuel Chidi Nnamdi, per questo «mette a disposizione tutto quello che ha, un terzo di casa colonica e un pezzettino di terra lasciatagli dal padre, a disposizione della vedova”. Lo ha detto il difensore dell'ultrà, in stato di fermo per omicidio preterintenzionale con aggravante razzista, l’avvocato Francesco De Minicis. Fermo che dovrebbe essere convalidato oggi. Mancini è arrivato all’udienza di covalida a bordo di un cellulare della polizia penitenziaria (è rinchiuso nel carcere di Marino del Tronto) ed è stato fatto entrare da un ingresso secondario scortato dagli agenti.
Ieri i funerali di Emmanuel Chidi Nnamdi
Ieri si sono svolti nel Duomo di Fermo i funerali di Emmanuel Chidi Nnamdi, il migrante nigeriano morto dopo una colluttazione con il 39enne fermano Amedeo Mancini. Alla celebrazione, officiata dall’arcivescovo mons. Luigi Monti e dal sacerdote don Vittorio Albanesi, hanno partecipato la presidente della Camera, Laura Boldrini, la ministra per le Riforme, Maria Elena Boschi, l’europarlamentare nonché ex ministra Cecile Kyenge e il vicepresidente del parlamento europeo, David Sassoli.
L’avvocato si rimette al gip
L’avvocato difensore di Amedeo Mancini non ha chiesto formalmente gli arresti domiciliari per il suo assistito. «Ho rimesso al gip la decisione sulla misura che ritiene più opportuna», ha detto l’avvocato all’uscita del Tribunale di Fermo. Mancini, in stato di fermo per omicidio preterintenzionale aggravato per la morte del migrante nigeriano Emmanuel Chidi Nnamdi, ha confermato la sua versione dei fatti. Secondo De Minicis, Mancini ha ammesso di aver insultato la compagna di Emmanuel, chiamandola «scimmia africana», e di essersi difeso con un pugno quando il giovane nigeriano lo ha aggredito. «Ha anche ribadito di non avere nessuna intenzione di uccidere», ha concluso l'avvocato.
L’eurodeputata Kyenge: mi costituirò parte civile
Mi costituirò parte civile «perché è una questione di dignità della persona. Quindi bisogna non sottovalutare i segnali e far capire l’importanza e le diverse responsabilità che da una parte sono responsabilità politiche, dall’altra parte sono responsabilità anche culturali», ha dichiarato Cecile Kyenge, ex ministro per l’Integrazione ed eurodeputata Pd, intervistata oggi a 24Mattino su Radio 24 in vista del processo sull’omicidio di Emmanuel Chidi Namdi a Fermo. Mi costituirò, ha spiegato Cecile Kyenge, «come persona che porta avanti la lotta con un gruppo di realtà, di associazioni sulla lotta contro il razzismo». L’eurodeputata, che fu anche lei pesantemente offesa dai leghisti Claderoli e Fabio Raineri, ha deciso « di non lasciare da sola lei (la vedova di Emmanuel Chidi Namdi, ndr), di starle accanto perché io so come mi sono sentita, molto sola in alcuni momenti, dove mancava anche un supporto proprio di chi doveva dare una risposta concreta: la legge, le istituzioni».
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