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Dossier Quei primati dell’Italia che spesso dimentichiamo

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Dossier | N. 25 articoliI grandi temi dell’economia spiegati con parole semplici dal Sole 24 Ore

Quei primati dell’Italia che spesso dimentichiamo

L’Italia, seconda potenza industriale d’Europa e prima (talvolta) potenza agricola. Sono primati importanti, e spesso dimenticati nelle polemiche sul “declinismo” italiano.

Parliamo dapprima dell’agricoltura. Settore cosiddetto “primario”, e a ragione. Il fatto che nell’anno dell’Unità d’Italia l’agricoltura coprisse il 46% circa del Pil, mentre ora siamo intorno al 2%, non nega il ruolo chiave nel sistema economico di un settore che ci dà da mangiare... (Primum vivere, deinde philosophari). E c’è di più: se l’Italia non cresce è a causa della produttività che ristagna. Ma non nei campi. Quella “polverina magica” che è la produttività totale dei fattori è rimasta ferma o è diminuita nell’industria, nelle costruzioni e nei servizi; ma è aumentata nell’agricoltura, che si dimostra così il settore più “produttivo” dell’economia italiana.

Se dall’agricoltura passiamo alla “sala macchine” dell’economia – l’industria manifatturiera – le notizie sono meno buone. Anche se l’Italia rimane, come detto, dopo la Germania, il secondo Paese industriale del continente europeo, la cura dimagrante degli ultimi anni è impressionante: circa il 20% in meno rispetto ai massimi ante-crisi. Abbiamo voluto traguardare l’industria italiana attaverso quel “buco della serratura” (che tanto piccolo non è) dell’industria tessile, di gran lunga la prima in Europa. Un ramo d’industria che ne spinge altri: non molti sanno che la quota italiana nell’export mondiale di prodotti del tessile-abbigliamento, pur ragguardevole, è meno alta della quota italiana nell’export di macchine tessili e di macchine per calzature. In ogni caso, è interessante andare a vedere come l’industria tessile ha reagito di fronte alla concorrenza dei Paesi emergenti e alle sfide dell’euro (niente più svalutazioni...).

Fra i servizi, abbiamo isolato lo sport, andando a esaminare i costi e i benefici dei grandi eventi, tipo Mondiali di calcio e Olimpiadi; e anche i tentativi di predire il numero di medaglie sulla base di variabili economiche e demografiche, come il Pil e il numero di abitanti.

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