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Attentato Nizza, nuclei speciali in 20 città italiane

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Attentato Nizza, nuclei speciali in 20 città italiane

Il dopo-Nizza per l’Italia comincia con un nuovo allerta generale. Il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, incontra i vertici dell’intelligence insieme al sottosegretario Marco Minniti. «Reagire è un dovere morale. Mai come oggi ci stringiamo ai nostri fratelli d’Oltralpe, i terroristi non l’avranno vinta, mai» ha assicurato Renzi. «L’orrore e il dolore della Francia sono il nostro orrore, il nostro dolore» ricorda il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella. E continua: «I morti di Nizza, di qualunque nazionalità, sono i nostri morti. Non cederemo mai a chi predica e pratica la cultura della morte contro la vita delle persone e la libertà dei popoli». Mentre il presidente di Confindustria, Vincenzo Boccia, ha sottolineato: «La dimensione europea diventa determinante. Parlare e cominciare a parlare di una difesa comune europea, specialmente dopo Brexit, è uno degli elementi politici su cui affrontare una grande questione che è la questione europea».

La riunione all'antiterrorismo
Il ministro dell’Interno, Angelino Alfano, presiede in mattinata il comitato analisi strategica antiterrorismo. Proprio giovedì, prima della tragedia in Francia, aveva riunito al Viminale il comitato nazionale ordine pubblico e sicurezza con i vertici di tutti gli apparati di sicurezza. Nello stesso giorno, maxi-esercitazione a Roma antiterrorismo. Il livello di allerta resta il 2, quello massimo possibile: «Situazione di probabile/imminente attacco terroristico». Con una circolare a prefetti e questori (si veda anche il pezzo sotto) si danno indicazioni di rafforzamento dei controlli, di attenzione ai nuovi obiettivi sensibili, di restrizioni alla circolazione dei veicoli. Per evitare a tutti i costi «il metodo del “car jihad”» come ha ricordato Alfano. « Siamo di fronte alla più imponente insidia alla pace e al mondo dalla fine della seconda guerra mondiale» dice il ministro. E l’Italia - spiega - «è un obiettivo naturale, combattiamo per la libertà e contro il terrorismo».

Rafforzati i controlli alle frontiere
A Ventimiglia, al posto di frontiera fra Italia e Francia sono stati rafforzati i controlli. Lo Scip, il servizio di cooperazione internazionale della Polizia di Stato, è nel massimo impiego. Inoltre in 20 città italiane sono allertate le squadre speciali antiterrorismo: sono le Unità operative di primo intervento (Uopi) della polizia di Stato e le aliquote di primo intervento (Api) e le Squadre operative di soccorso (Sos) dei Carabinieri. Il capo della Polizia, Franco Gabrielli, e il comandante generale dei Carabinieri, Tullio Del Sette, hanno spiegato che questi nuclei sono formati da unità addestrate e dotate di mezzi ed equipaggiamenti speciali, pronti ad intervenire in pochissimo tempo nel caso di emergenze. Si tratta, ha sottolineato Gabrielli, «di un ulteriore potenziamento del livello di sicurezza per rispondere in modo più adeguato ad una minaccia diffusa ed indiscriminata». Ci saranno dunque più agenti, anche in borghese, in queste situazioni, mischiati tra la gente. E si impedirà la circolazione, quando sarà ritenuto opportuno.

Occhi puntati sui “returneès”
La partita chiave si gioca sulla prevenzione. E non è semplice perché la minaccia è affidata ad attori solitari: «Noi siamo al lavoro giorno e notte per rendere più efficiente il sistema». È stata anche data l’indicazione di intensificare gli scambi informativi con altri Paesi. Tanti i warning in arrivo, nessuna specifica minaccia. Le analisi d’intelligence indicano un pericolo aumentato dalla nuova strategia dell’Isis di non chiamare più i militanti a combattere in Siria ed Iraq, ma invitarli a colpire negli stessi Paesi occidentali. E la competizione con al Qaeda si gioca anche su chi fa gli attentati più sanguinosi. In Italia occhi puntati quindi sul fenomeno dei “returneès”, combattenti di ritorno dei teatri di guerra e sulle carceri, luogo ad alto rischio radicalizzazione.

Fino a ieri, in mattinata, non si erano registrate - come accaduto invece in passato - esultanze di detenuti alla notizia della strage di Nizza. Ma ciò può essere anche dettato dalla maggiore prudenza degli islamisti. Monitoraggio attento anche sul web, per registrare eventuali messaggi di sostegno all’attacco terroristico. E si continua con la strategia dell’espulsione dei soggetti sospetti: 99 sono stati allontanati dall’1 gennaio 2015, tra i quali 7 imam. Il problema è stanare i non sospetti, come era l’attentatore tunisino di Nizza, sconosciuto alle forze di polizia e all’intelligence.

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