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Gabrielli: agenti «potenziali obiettivi», alzare la…

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SICUREZZA IN ITALIA dopo la strage di nizza

Gabrielli: agenti «potenziali obiettivi», alzare la difesa

Controlli da parte dei Carabinieri nella periferia della Capitale (Ansa)
Controlli da parte dei Carabinieri nella periferia della Capitale (Ansa)

«Infittire ulteriormente i controlli e innalzare il livello di prevenzione». All’indomani della strage di Nizza il prefetto Franco Gabrielli, capo del dipartimento Ps, accompagna le indicazioni operative antiterrorismo con una lettera personale ai 110 questori di tutta Italia. La prima, da quando si è insediato il 19 maggio scorso.

Certo, il livello di allerta rimane il n. 2, definito come «situazione di probabile/imminente attacco terroristico». Ma dallo scritto di Gabrielli emerge un livello di attenzione, se non di preoccupazione, più alto. Le incursioni dei fondamentalisti sono ormai sferrate «anche con strumenti e mezzi di uso comune» come il camion di Nizza. Il prefetto, tuttavia, sottolinea soprattutto che «la dinamica del terrorismo jihadista si prefigge di colpire “bersagli” che abbiano una valenza simbolica». E «in questo contesto ogni operatore di polizia in divisa diventa un potenziale “obiettivo”» sia che lavori «nelle grandi realtà urbane o in centri di minori dimensioni». Così per il capo del dipartimento Ps diventa «imprescindibile che i dirigenti e i funzionari» nelle questure svolgano verso il personale «un’accurata opera di sensibilizzazione». Per gli agenti ora c’è una «specifica esposizione a rischio». Ed è «un fattore chiave» per Gabrielli «la consapevolezza di questo pericolo latente». Indispensabile sempre «lo scrupoloso rispetto dell’obbligo di portare l’arma in tutte le situazioni» previste. E «la capacità di intuire il pericolo, uno dei bagagli più preziosi dell’operatore di polizia, deve essere mantenuta desta e in esercizio» anche «al di fuori dell’orario di servizio».

È tutto il sistema della sicurezza pubblica - Polizia di Stato, Carabinieri, Finanza, intelligence - a essere ormai mobilitato senza eccezioni nè pause. Le indicazioni ulteriori di attività di prevenzione, venerdì dal ministro dell’Interno, Angelino Alfano e diramate dal dipartimento Ps a prefetti e questori, chiedono alle autorità provinciali di Ps «un’accurata ricognizione degli obiettivi sensibili» mirata «con particolare riguardo a quelli diplomatico-consolari, religiosi, commerciali, scolastici, turistici, culturali e ricreativi». Compreso «l’ambito stradale, ferroviario, portuale, aeroportuale e di frontiera terrestre». Tutto, in pratica.

A ribadire la lettera, la direttiva sottolinea la necessità di avere «cura di sensibilizzare gli operatori» affinchè ci siano «adeguate misura di autotutela, specie a salvaguardia della propria e dell’altrui incolumità». C’è poi il tema nuovo e da definire delle «idonee aeree di rispetto e/o prefiltraggio» destinate a «cerimonie, eventi di carattere religioso, sportivo, musicale, d’intrattenimento o turistici». I cittadini dovranno abituarsi a essere sottoposti a controlli anche se vanno a una sagra, una processione o un concerto: il questore li valuterà se a rischio di attentati e dovrà modulare l’articolazione delle misure di sicurezza nell’equilibrio instabile e precario tra convivenza sociale e prevenzione al massimo livello.

Ucigos, Digos e nuclei informativi dell’Arma dei carabinieri nei comandi provinciali stanno peraltro passando al setaccio ogni minima informazione di rilievo. Un lavoro a ritmi impensabili fino a qualche tempo fa ma ormai inevitabile. Il quadro d’intelligence avrà la prossima settimana un altro passaggio di verifica al Copasir, il comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica. Dopo l’audizione la settimana scorsa di Alessandro Pansa, direttore del Dis (dipartimento informazioni e sicurezza), il comitato sentirà il sottosegretario Marco Minniti e lo stesso Gabrielli. Il presidente del comitato, Giacomo Stucchi, solleva il tema di maggiori risorse umane ed economiche per il settore: invocate già dopo la strage di Dacca del 1° luglio - nove italiani trucidati in un ristorante da presunti esponenti dell’Isis - per garantire un irrobustimento della rete all’estero dell’Aise, l’agenzia informazioni e servizi esterni.

Non cala l’attenzione sul binomio immigrazione-terrorismo: oggetto di polemiche politiche strumentali, scenario invece complesso e non privo di rischi tanto da tenere in mobilitazione tutta la Polizia delle frontiere. Osserva Lorena La Spina, segretario nazionale dell’associazione nazionale funzionari polizia: «Occorre rafforzare il sistema delle espulsioni per chi delinque. E ricomprendere coloro che hanno mostrato una pericolosità sociale nella commissione di reati comuni. Un’integrazione fondamentale - rileva La Spina - in uno dei pilastri della strategia italiana di prevenzione antiterroristica». Visto che «c’è un rapporto diretto tra la devianza criminale e il terrorismo jihadista, poiché l’adesione al fondamentalismo religioso viene visto come un mezzo di redenzione e riscatto sociale». I casi in Francia sono l’esempio più lampante.

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