Italia

Renzi: coesione contro il terrorismo

  • Abbonati
  • Accedi
(none)

Renzi: coesione contro il terrorismo

  • –Marco Ludovico

ROMA

Palazzo Chigi rilancia l’azione antiterrorismo e chiama a raccolta tutte le forze politiche. Ieri il presidente del Consiglio, Matteo Renzi, ha convocato i capigruppo di Camera e Senato: assenti solo quelli della Lega, tra il malumore e le critiche degli altri partiti presenti.

La riunione non è la prima del genere ma il premier l’ha ritenuta necessaria ora dopo la strage di Nizza e il colpo di Stato in Turchia. La stesso eccidioin Bangladesh nel ristorante a Dacca, con nove italiani morti, risale al 1° luglio. Con Renzi per il governo parlano i ministri dell’Interno Angelino Alfano, della Difesa Roberta Pinotti, il sottosegretario con delega all’intelligence Marco Minniti.

L’incontro con i parlamentari condivide intanto la linea di governo sulla Turchia: se Erdogan introduce la pena di morte è fuori dall’Europa. Minniti, poi, annuncia la costituzione di una commissione di esperti a palazzo Chigi per misurare il grado di radicalizzazione dell’Islam in Italia. Avrà novanta giorni di tempo per consegnare un rapporto in grado di orientare l’azione di prevenzione e misurare i rischi del fondamentalismo islamico. Una bussola in più, insomma, per le attività di informazione e sicurezza del comparto intelligence.

Minniti sarà in audizione al Copasir (il comitato parlamentare per la sicurezza della Repubblica) giovedì prossimo; mercoledì al comitato sarà sentito il prefetto Franco Gabrielli, capo del dipartimento Ps, mentre oggi il Copasir discuterà il nuovo regolamento dell’Aise, l’agenzia informazioni e servizi esterni guidata dal generale Alberto Manenti. Proprio Gabrielli, in una lettera a tutti i questori d’Italia unita alle nuove indicazioni antiterrorismo (si veda IlSole24Ore di domenica) aveva sottolineato come «in questo contesto ogni operatore di polizia diventa un potenziale “obiettivo”» e per ogni agente c’è «una specifica esposizione a rischio». Tanto da sollecitare ai questori «lo scrupoloso rispetto dell’obbligo di portare l’arma in tutte le situazioni». Parole destinate alla Polizia di Stato ma valide a tutti gli effetti anche per l’Arma dei carabinieri, la Guardia di Finanza e chiunque operi per la pubblica sicurezza.

Un progetto di antiradicalizzazione è già in fase avanzata al ministero dell’Interno. «Nelle moschee vogliamo che a predicare siano imam formatisi alla cultura italiana e consapevoli delle nostre regole giuridiche» ha detto Alfano in un’intervista. È un modello in discussione con il Consiglio per le relazioni con l’Islam al Viminale «per dire stop agli imam fai da te» come li ha definiti il ministro dell’Interno. Ma c’è anche uno schema allo studio dei tecnici di Alfano per definire, d’intesa con l’Ucigos e poi le prefetture, un’azione specifica di contrasto alla presenza e alla diffusione del radicalismo islamico. Pure il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Sandro Gozi (Affari europei) ha intrapreso un’iniziativa in questo senso. Nella discussione di ieri è stata sollevata anche la questione del reato di tortura. Ne ha parlato sempre il ministro dell’Interno con l’auspicio che la formulazione della norma così come congegnata al Senato - dove si sta discutendo il disegno di legge - possa essere rivista nel passaggio successivo alla Camera in modo meno drastico per le forze dell’ordine. Le pressioni soprattutto dei sindacati di polizia e del centrodestra sono ripetute ma la revisione del testo attuale non è così scontata. Anche se Alfano ha affermato che in questo momento «non si può lanciare un messaggio fuorviante alle forze dell’ordine».

Se restano le divisioni sul reato di tortura va detto che in linea generale le valutazioni politiche sull’incontro con Renzi sono positive. «Per noi questo tavolo è fondamentale» dice il Cinque Stelle Stefano Lucidi, che con la collega Laura Castelli (ma lo stesso fa anche Anna Cinzia Bonfrisco di Cor) scrive ai presidenti di Senato e Camera, Piero Grasso e Laura Boldrini, per chiedere la convocazione di un dibattito in Parlamento. «Bene il dialogo, sia il governo per primo ad abbassare i toni della propaganda» dice Arturo Scotto di Si. Mentre Renzi avanza una proposta: possiamo sostituire, se volete, i tradizionali interventi in aula prima dei vertici Ue, con dibattiti su temi specifici, dall’economia alla sicurezza. Secondo Luigi Zanda ed Ettore Rosato (Pd) «davanti al terrorismo internazionale e fondamentalista servono la massima unità del Paese e la massima coesione delle forze politiche democratiche. Maggioranza e opposizione possono discutere e dividersi su tutto - sottolineano - ma di fronte alla minaccia terroristica e alla violenza degli estremismi non si possono abbandonare a strumentalizzazioni e polemiche. Finirebbero per indebolire la posizione dell’Italia e minare ogni strategia di difesa dei cittadini e di lotta al terrorismo».

© RIPRODUZIONE RISERVATA