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Le imprese: «Attenzione a modificare le misure antidumping»

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Le imprese: «Attenzione a modificare le misure antidumping»

Lisa Ferrarini (ImagoEconomica)
Lisa Ferrarini (ImagoEconomica)

Attenzione a modificare le norme dell’antidumping europeo. C’è il rischio di soluzioni farraginose e onerose per le imprese Ue e che ci si trovi davanti ad una concessione di fatto dello status di economia di mercato alla Cina.

È il messaggio che arriva da Confindustria, dopo la scelta della Commissione Ue di aggirare la decisione del riconoscimento dello status di economia di mercato alla Cina, con una “terza via” basata su un forte sistema di difesa. La proposta di modifica legislativa arriverà entro fine anno.

«Il fatto che la Cina non sia un’economia di mercato non è una novità. Siamo lieti che la Commissione lo abbia ribadito, ma più che le definizioni ci interessano i cambiamenti nel regolamento antidumping», è il commento che arriva da Lisa Ferrarini, vice presidente per l’Europa di Confindustria.

«Con l’eccesso di capacità produttiva cinese, che oggi interessa la siderurgia, ma domani potrebbe toccare qualsiasi settore manifatturiero, l’antidumping Ue deve rimanere realmente efficace, non soltanto a parole», continua la Ferrarini, mettendo in evidenza che «non abbiamo ancora visto una proposta tecnica: possiamo commentare soltanto le dichiarazioni e, purtroppo, non mancano i motivi di apprensione». Non è pensabile adottare nei confronti della Cina, spiega ancora la vice presidente di Confindustria, la stessa metodologia di calcolo del dumping che si usa per gli Stati Uniti. «La Commissione lo sa bene visto che ha definito lei stessa i 5 criteri macroeconomici per distinguere le economie di mercato da quelle sussidiate dallo Stato. Criteri fondamentali che però le dichiarazioni di oggi non menzionano come se l’Europa dovesse vergognarsi di esigere da tutti i suoi partner commerciali concorrenza leale». A suo parere, quindi, c’è il rischio che «la soluzione prospettata dalla Commissione dia luogo a un meccanismo talmente farraginoso e oneroso per le imprese europee da rivelarsi una concessione di fatto del Mes alla Cina». L’analisi di impatto discussa ieri era stata richiesta con forza dall’industria. Sono state proprio le proteste dei produttori europei a spingere la Commissione ad un approfondimento, specie sull’impatto della concessione dello status di economia di mercato alla Cina sull’occupazione e che la sua conclusione e approvazione slittasse da fine dicembre a luglio per avere indicazioni più accurate.

Dal momento che la Cina è un’economia sussidiata, la formazione dei costi e dei prezzi è quasi invariabilmente sfalsata e farebbe emergere margini di dumping inferiori, annullando l’efficacia compensatrice dei dazi. Ecco perché non servirebbe innalzare il livello dei dazi applicabili: dal momento che la base di calcolo è viziata, il dazio non rispecchierà mai lo spread tra i costi e i prezzi di produzione reali e i prezzi di vendita in Europa.

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