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Tre offerte per le good bank

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Tre offerte per le good bank

  • –Monica D'Ascenzo

Le offerte arrivate sul tavolo dell’Autorità nazionale di risoluzione, che fa capo alla Banca d’Italia, per le quattro “good bank” sono infine tre. «Nel rispetto dei termini previsti dalla procedura per la cessione delle good bank, sono pervenute tre offerte economiche impegnative. Le offerte verranno analizzate dagli advisor», vale a dire Societè Generale come advisor finanziario, Oliver Wyman per la consulenza strategia e Chiomenti per gli aspetti legali. Così recitavano le poche righe di comunicato diffuse ieri. Nessuna indicazione, invece, è stata data sui player in lizza per acquistare la Cassa di Risparmio di Ferrara, Banca Etruria, Banca Marche e la Cassa di Risparmio di Chieti.

Sul piatto, secondo indiscrezioni, ci sarebbero le offerte dei fondi Apollo e Lone Star,per l’acquisto in blocco delle quattro good bank. Il primo assistito nell’operazione da McKInsey, il secondo da Bain. In entrambi i casi sembrerebbe che la valutazione sia per un ammontare tra 500 e 600 milioni . Cifra ben lontana dall’1,4 miliardi che i venditori avrebbero voluto realizzare.

La terza offerta giunta all'autorità di risoluzione di Banca d’Italia per le “good bank” riguarderebbe solo le società di assicurazioni Bap di Banca Etruria. Eventualità prevista dal bando emesso a gennaio, che indicava come possibile la cessione distinta dalle quattro banche delle assicurazioni e di altre società controllate. Non avrebbe, invece, presentato un’offerta concreta, ma avrebbe scritto una lettera all’Authority il fondo di private equity Apax, disposto a rientrare eventualmente in gioco.

Certo che a questi prezzi si apre un problema non da poco. Quanto incassato dalla cessione dei quattro istituti servirà, infatti, all’Autorità di risoluzione per rimborsare il prestito da 1,6 miliardi ancora in essere con Intesa, UniCredit e Ubi. Qualora il prezzo riconosciuto per l’operazione fosse solo di 600 milioni, mancherebbe un miliardo all’appello. Miliardo che dovrà essere sborsato dalle banche sane, insieme alla Cdp che ha posto una garanzia sul credito. A concorrere al rimborso, poi, ci saranno anche gli importi incassati dalla Rev con la cessione dei crediti deteriorati(da inserire come perdite a conto economico delle singole banche) attraverso il Fondo interbancario di tutela dei depositi. Che però da qualche mese dispone anche di uno schema volontario, che ha in cassa – pur virtualmente – 700 milioni e poche settimane fa ha deliberato un investimento di 280 milioni per il salvataggio di Cassa Cesena. Lo stesso schema potrebbe intervenire con un’offerta sulle good banks. Più onerosa rispetto a quella dei fondi, certo, visto che dovrebbe aggirarsi intorno a 1,6 miliardi (per evitare ulteriori esborsi al sistema) ma che finirebbe nei bilanci delle banche sane alla voce crediti. Una terza soluzione potrebbe essere lo spezzatino delle quattro banche, che ipoteticamente potrebbe portare a incassare qualcosa di più della vendita in blocco. Ma come soluzione sembra ben più complessa.

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