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Parisi scende a Roma, clima teso in Fi

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Parisi scende a Roma, clima teso in Fi

  • –Barbara Fiammeri

roma

L’appuntamento è fissato per il 16 e 17 settembre. È lì, nella due giorni milanese, che verrà rivelato il progetto liberal-popolare che Silvio Berlusconi ha affidato a Stefano Parisi. Una kermesse - confermata ieri dall’ex ad di Fastweb - che si terrà nello stesso fine settimana dell’adunata della Lega di Matteo Salvini a Pontida. Che si tratti o meno di una coincidenza, saranno due appuntamenti che offriranno un contributo decisivo per capire quale sarà il centrodestra del futuro.

Parisi ieri era a Roma. Ma non nella sede di Fi di Piazza San Lorenzo in Lucina bensì nella sua abitazione dove ha incontrato alcuni esponenti del partito a partire da alcuni fedelissimi dell’ex premier come Sestino Giacomoni e Gregorio Fontana. Probabile che la scelta di fare della residenza romana anche il suo ufficio politico, sia solo passeggera e dovuta a motivi organizzativi. Allo stesso tempo però è anche un modo per marcare la distanza. Del resto non è certo un caso che l’ex ad di Fastweb abbia ricevuto da Berlusconi un mandato senza essere però investito da una carica di coordinatore di Forza Italia come inizialmente il Cavaliere gli aveva proposto.

L’obiettivo di Parisi, e ovviamente anche di Berlusconi, è di andare oltre Fi. Almeno quella attuale. Una decisione che continua ad alimentare i malumori interni tra gli azzurri. « Organizzi pure la sua convention. Io, però, mi preoccupo del terrorismo, delle migrazioni, della crisi economica e sociale, delle banche», ha commentato sarcastico Renato Brunetta, capogruppo alla Camera di Fi. Il clima è tesissimo. Una parte dei big del partito (da Romani a Toti passando per Matteoli e Gasparri) non hanno mandato giù quella che definiscono l’ennesima «investitura dall’alto». Una resistenza che poggia anche sui malumori degli alleati e in particolare di Salvini e della Meloni. Ieri la leader di Fdi in un’intervista a Il Tempo ha avvertito che un eventuale sostegno a un Renzi bis precluderebbe l’ipotesi di «qualunque alleanza».

Un’ipotesi che sulla carta al momento non esiste ma che le recenti dichiarazioni di Parisi non hanno neppure escluso. L’obiettivo, dice l’ex candidato sindaco di Milano, è «creare un’alternativa di governo» a Renzi . Alternativa che per Berlusconi può realizzarsi solo attraverso il rafforzamento dei moderati del centrodestra. E qui entra in gioco Fi.

Per quanto Parisi voglia apparire come un «esterno» chiamato a dare il suo «contributo», è evidente che non può prescindere da Fi. Ecco perché già ieri ha stabilito una prima serie di appuntamenti a partire dalla prossima settimana. Il primo sarà con Alfredo Messina, chiamato recentemente da Berlusconi a sostituire nel ruolo di tesoriere Maria Rosaria Rossi, per verificare lo stato dei conti del partito azzurro. Poi sarà la volta degli incontri con i coordinatori regionali. La riorganizzazione sul territorio è un tassello indispensabile e per niente scontato, viste le guerre interne in diverse regioni. Sarà anche un modo per testare la risposta su Parisi del partito, per capire se le resistenze romane hanno fatto breccia anche in periferia. Berlusconi in ogni caso è intenzionato a tirare dritto. Quel che interessa all’ex premier è verificare nei prossimi mesi l’effetto sull’elettorato dell’ingresso in campo di Parisi. Il Cavaliere, contrariamente a i suoi colonnelli, è convinto che il modello Milano sia vincente e che dunque il punto di partenza è - come ha scritto nella nota di martedì - la riaggregazione dei moderati.

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