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Salvini e gli attacchi a Parisi aprono un nuovo fronte interno alla Lega

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L'Analisi|politica 2.0

Salvini e gli attacchi a Parisi aprono un nuovo fronte interno alla Lega

L’attacco di ieri di Salvini contro Parisi non è un messaggio a Forza Italia o a Berlusconi, è un messaggio per la Lega. E sembra, soprattutto, per Maroni. Perché quando il leader leghista dice che ha sostenuto Parisi «solo per fare il sindaco» ma che lui propone un’alleanza «che è una marmellata» significa attaccare anche la coalizione che sostiene il Governatore della Lombardia e il suo modello di centro-destra.

Ma ci sono altre considerazioni da fare. Nel senso che con il “no” all’opzione moderata, Salvini mette il suo partito in una collocazione inusuale, che è quella di restare all’opposizione. Se, infatti, immagina un patto solo con Fratelli d’Italia o con una declinazione lepenista della destra, di certo la prospettiva non è il Governo. Le urne, anche recenti, l’hanno reso lampante: il Matteo leghista non prende voti sotto la Toscana. Lui a Roma si ferma e quel vuoto di consensi può colmarlo solo una Forza Italia declinata secondo la “regola” di Parisi. Molto più di Toti che infatti rappresenta l’asse del Nord. Dunque, per Salvini precludersi l’alleanza con il manager e con la sua linea politica equivale a precludersi anche il Governo. Ed è questo il messaggio che inquieta i leghisti.

Perché il Carroccio si è sempre atteggiato alla lotta ma ha sempre amato e scelto il Governo. Fatta eccezione per il ’96 quando Bossi ruppe con il Cavaliere, il partito padano è sceso a patti per tornare a Palazzo Chigi sia con Fini e perfino con Casini pur di stare nei giochi. Il Senatur era convinto che senza mettere un piede nelle istituzioni, la Lega si sarebbe presto sgonfiata, sarebbe tornata nelle valli da dove era venuta. Dunque la mira sul potere, nazionale e delle amministrazioni, è sempre stata coltivata e perseguita in via Bellerio. E sembra che Salvini lo abbia molto chiaro. Tant’è che raccontano che lui sia ben consapevole del fatto che stare fermi un altro giro, rimanere all’opposizione anche alle prossime elezioni, potrebbe essere fatale. Per lui e per il movimento padano. Il punto è che non riesce a individuare bene la rotta e insiste su un modello Le Pen che in Italia non è replicabile per una ragione semplice: che da noi ci sono i 5 Stelle.

E qui che nasce il dubbio. Visto che è piuttosto lampante che la Lega “nazionale” non ha funzionato e che l’estrema destra in Italia non sfonda, dalle parti di via Bellerio si comincia a pensare che quegli attacchi a Parisi abbiano in realtà un altro obiettivo: Roberto Maroni. Che insomma Salvini non veda di buon occhio l’arrivo del manager in Forza Italia per la sua amicizia con il Governatore. I due, Parisi e Maroni, si conoscono da tempo. Si sono incrociati anche professionalmente ai tempi del secondo Governo Berlusconi quando Maroni era ministro del Lavoro e Stefano Parisi era il direttore generale di Confindustria: erano alleati nella battaglia per abolire l’articolo 18 e contro Cofferati. L’intesa dura da molto ed è questa che sembra dar fastidio al Matteo leghista. Perché gli toglie centralità e potere, rischia di emarginarlo. Questa è la spina.

Ed è una tensione che apre un nuovo fronte nel Carroccio che solo da qualche anno è tornato all’unità – almeno di facciata - dopo la rottura tra cerchio magico bossiano e Maroni. Con gli attacchi a Parisi, insomma, si sentono le prime avvisaglie di uno scontro interno: al centro, ancora una volta, il Governatore della Lombardia.

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