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Dossier Le tecnologie e il sapere aumentano le differenze

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Dossier | N. 25 articoliI grandi temi dell’economia spiegati con parole semplici dal Sole 24 Ore

Le tecnologie e il sapere aumentano le differenze

Se è vero che «I poveri saranno sempre fra voi», come disse Gesù, è anche vero che vi sono aree in cui la povertà – almeno quella “assoluta” – è stata sconfitta e altre aree in cui è endemica. Insomma, la povertà non è un male necessario e bisogna capirne le cause per trovare i rimedi adeguati.

La crisi ha aumentato le diseguaglianze nel mondo. Quando l'economia va male, spesso sono i più deboli che ne soffrono maggiormente, hanno meno strumenti di difesa. Ma la ragione principale sta in due forze inarrestabili: la tecnologia e la globalizzazione. L'incedere delle rivoluzione telematica e la fertilizzazione incrociata delle nuove tecnologie (ingegneria genetica, biotecnologia, scienza dei materiali...) danno vantaggi a chi le padroneggia mentre rimangono al palo coloro che possiedono solo abilità manuali o impiegatizie di livello basso. La globalizzazione agisce nella stessa direzione, gettando nella competizione popolose nazioni a basso costo del lavoro, ciò che tiene bassi i salari nei Paesi di antica industrializzazione.

L'aumento delle diseguaglianze è interno ai singoli Paesi. Se guardiamo al mondo come a un singolo Paese, le diseguaglianze si vanno riducendo, dato che Cina e India, con due miliardi e mezzo di persone, crescono più rapidamente degli altri. I rimedi sono due: un ruolo cruciale è affidato al sistema educativo, che deve evitare un disallineamento fra le abilità insegnate e quelle richieste dal mondo del lavoro. Il che non vuol dire asservire l'istruzione all’impresa; anzi, in un mondo produttivo fluido e cangiante, una formazione generalista può essere più utile. Il sistema educativo deve anche preoccuparsi della “formazione continua” per facilitare il passaggio di risorse umane da settori in declino a settori in espansione. Infine, l'impatto di tecnologia e globalizzazione richiede una rete di sicurezza sociale che lubrifichi anch'essa la ricomposizione del tessuto produttivo, con misure passive (sussidi di disoccupazione) e attive (addestramento e formazione) di sostegno alle ristrutturazioni.

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